"Fintanto che la verità è negata,
perché si impedisce di raggiungerla, la verità è 'stracciata',
come simbolicamente avvenuto con le 'cose stracciate' rinvenute
a casa Agostino, ciò rende impossibile elaborare il lutto". La
verità come elemento da cui partire per elaborare il lutto: è il
principio affermato dai giudici del tribunale civile di Palermo
nella sentenza con la quale hanno condannato l'ex poliziotto
Guido Paolilli a risarcire il danno da verità negata inflitto ai
familiari di Nino Agostino, l'agente ucciso nel 1989 assieme
alla mogie Ida Castelluccio.
Paolilli fece le prime indagini sul delitto e le perquisizioni
in casa della vittima. Il padre di Agostino, che da anni chiede
giustizia, riferì di aver saputo dal figlio che in un armadio
dell'abitazione erano conservati documenti importanti e che il
ragazzo gli aveva detto che se gli fosse successo qualcosa
avrebbe dovuto prenderli. I documenti però non furono mai
trovati. Paolilli è stato indagato per favoreggiamento con
l'accusa di averli distrutti, ma la sua posizione è stata
archiviata perchè nel frattempo è arrivata la prescrizione.
Intercettato mentre parlava col figlio nel 2008 disse che
nell'armadio c'era una grossa mole di carte che lui aveva
stracciato. Il tribunale ha condannato Paolilli a risarcire il
padre di Agostino e la madre, nel frattempo deceduta, con 22746
euro ciascuno e i tre fratelli della vittima con 9099 euro
ciascuno Per il delitto è stato condannato in abbreviato
all'ergastolo il boss Nino Madonia. L'agente, che collaborava
con i Servizi Segreti, avrebbe scoperto i rapporti che il
capomafia aveva con alcuni 007. Il boss Gaetano Scotto e un
vicino della vittima, Francesco Paolo Rizzuto, sono ancora sotto
processo davanti alla corte d'assise: Scotto è accusato di
omicidio, Rizzuto di favoreggiamento aggravato.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA