Rinasce a Palermo il celebre
giardino dei Chiaramonte, la potente dinastia siciliana del
Trecento. Le sue tracce sono state riprese nell'ambito di un
programma di restauro e di recupero delle strutture più
importanti del complesso monumentale dello Steri oggi sede del
rettorato universitario.
Le ultime campagne di scavi archeologici hanno portato alla
luce le fondazioni, la pavimentazione del porticato e una grande
sala monumentale trecentesca che svelano la configurazione
originaria di un palazzo con giardino, ricco di alberi e acqua,
delimitato da un porticato.
Il giardino (viridarium in latino) si estendeva dal prospetto
sud-est del palazzo verso il mare ed era delimitato da una serie
di archi acuti, sostenuti da colonne. L'impianto aveva suscitato
l'ammirazione di Martino l'Umano, re di Aragona e di Sicilia,
che lo aveva riproposto nel suo palazzo reale a Barcellona.
La rinascita del giardino è stata portata a termine grazie
alla revisione del piano particolareggiato, che prevedevano una
massiccia ricostruzione dei manufatti ottocenteschi. In tal modo
sarebbe stata negata la rinascita del giardino, fondamentale per
la lettura originaria del palazzo. E la scelta è stata
rafforzata dal ritrovamento della Sala Viridarii e di altri
elementi del palazzo che con il giardino offrono rimandi
architettonici e urbanistici alla storia normanna in Sicilia.
Il progetto generale prevede la realizzazione di un giardino
ricco d'acqua, il restauro del porticato, della Sala Magna
Viridarii e il recupero dell'ex deposito della manifattura
tabacchi, che sarà adibito a spazi museali. I lavori
includeranno una importante campagna di scavi archeologici per
un'indagine sull'area liberata dai manufatti fatiscenti.
La prima fase dei lavori, avviati con il consenso della
Sovrintendenza ai Beni culturali, ha intanto liberato il
colonnato dalle strutture murarie pericolanti e dai contrafforti
in cemento armato. Sono stati poi eseguiti lavori di
consolidamento e opere di presidio antisismico del colonnato sul
quale poggerà una struttura leggera per riconfigurare il
porticato.
Il primo intervento ha consentito anche il rinvenimento
dell'antica pavimentazione in cotto.
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