C'è anche il gruppo Sanac tra
quelli toccati da vicino dalla vicenda dell'ex Ilva. L'azienda,
che produce materiali refrattari, lavora quasi in esclusiva per
Acciaierie d'Italia (70% del fatturato, mentre il restante 30% è
rivolto al settore terziario). Ad oggi Sanac vanta 40 milioni di
euro di crediti per produzioni consegnate e fatturate:
nell'ultimo anno ha richiesto numerosi decreti ingiuntivi, ma il
ricorso d'urgenza presentato al Tribunale di Milano per ottenere
i pagamenti dovrebbe portare nelle casse solo 10 milioni. E a
più di 30 mesi dall'aggiudicazione della Sanac da parte di
Arcelor Mittal, gli acquirenti non sono mai arrivati alla
finalizzazione dell'acquisizione, pur chiedendone la proroga
(l'ultima il 30 novembre scorso). "Riteniamo assurda questa
situazione - dicono i sindacati - soprattutto dopo che lo Stato
ha messo in campo circa 400 milioni per la continuità delle
attività produttive siderurgiche. E' inaccettabile che
Acciaierie d'Italia sia debitrice verso una azienda fornitrice
(Sanac) verso la quale ha presentato una offerta di acquisto
ottenendone anche l'aggiudicazione".
La situazione rischia di deflagrare nei 4 stabilimenti Sanac
(Vado, Massa, Cagliari e Gattinara nel vercellese) dove sono
impiegati 335 lavoratori: senza liquidità non si pagano
fornitori e dipendenti. "E' indispensabile che il Mise batta un
colpo - afferma Alessandro Bonorino della Rsu dello stabilimento
di Vado dove sono occupate 78 persone - I lavoratori stanno
pagando un duro prezzo da oltre due anni anche se i carichi di
lavoro ci sarebbero, con la ripresa dell'acciaio e Taranto che
continua a chiedere le produzioni Sanac. Bisogna definire
l'assegnazione di Sanac ad Acciaierie d'Italia e saldare le
fatture per dare tranquillità a lavoratori e fornitori e
continuità alla produzione".
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