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Sanità: studio, meccanismi motilità intestinale scritti nel Dna

Sanità

Sanità: studio, meccanismi motilità intestinale scritti nel Dna

Ricerca pubblicata dalla rivista scientifica Usa Cell Genomics

BARI, 09 dicembre 2021, 16:04

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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I meccanismi che regolano la motilità intestinale (l'azione dei muscoli intestinali che spingono cibo e feci lungo il tratto gastrointestinale) sono scritti nel nostro Dna. Esistono dei geni, specificamente individuati, che influenzano le nostre abitudini intestinali, ovvero con quale frequenza andiamo in bagno. La scoperta è di un team internazionale, coordinato dal professor Mauro D'Amato, (oggi ordinario di Genetica Medica alla Lum dopo incarichi a Bilbao, Melbourne e Stoccolma) e vede come primo autore della pubblicazione il ricercatore Ferdinando Bonfiglio ora all'Università Federico II di Napoli dopo esperienze in Svezia, Spagna e Svizzera. Lo studio è stato pubblicato anche sulla prestigiosa rivista scientifica americana "Cell Genomics".
    I ricercatori hanno preso in esame 167.875 soggetti e hanno associato il loro corredo genetico con la frequenza dei movimenti intestinali. Tra le persone con una frequenza dei movimenti intestinali alta o bassa sono stati rilevati cambiamenti specifici del Dna più comuni che nel resto della popolazione e riguardanti diversi geni poi studiati nel dettaglio. La scoperta è di fondamentale importanza - è detto in una nota della Lum - non solo perché la frequenza dei movimenti intestinali riflette il corretto funzionamento del tratto gastrointestinale nella digestione e nell'assorbimento dei nutrienti, ma soprattutto perché tali risultati forniscono indizi per il trattamento della sindrome dell'intestino irritabile, un disturbo che colpisce fino al 10% della popolazione in tutto il mondo.
    Dallo studio, infatti, emerge che nel nostro Dna sono scritti oltre ai meccanismi che regolano la motilità intestinale, i motivi per cui questa è alterata in alcuni pazienti con la sindrome dell'intestino irritabile.
    "Grazie a questi risultati e con appositi studi di follow-up - spiega il prof. D'Amato - potremmo avere una batteria di nuovi bersagli farmacologici da sfruttare per il trattamento della stitichezza, della diarrea e delle comuni sindromi da dismotilità intestinale, come la sindrome dell'intestino irritabile".
   

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