"Nel rappresentarle la disperazione
di più di quindicimila famiglie, le chiediamo di intervenire
direttamente affinché una vertenza così complessa veda
l'interessamento diretto di palazzo Chigi".
Così le rappresentanze sindacali unitarie (Rsu) di Acciaierie
d'Italia, Ilva in amministrazione straordinaria e appalto nel
documento consegnato dai segretari territoriali di Fim, Fiom,
Uilm e Usb alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni a
margine della sua partecipazione alla quarta edizione di Forum
in masseria, la rassegna organizzata da Bruno Vespa nella
masseria Li Reni a Manduria.
"È assolutamente necessario - osservano i sindacati - voltare
una pagina così drammatica, modificando gli assetti societari
per poi condividere tra tutti i portatori di interesse obiettivi
concreti e realizzabili, che vedano i lavoratori protagonisti e
non vittime di cambiamenti che, allo stato attuale, fanno solo
da cassa elettorale". L'assetto societario "venutosi a creare -
evidenziano le Rsu - vede lo Stato attraverso Invitalia come
socio di minoranza che non conta assolutamente nulla nella
gestione ma esprime solo il polmone finanziario pagando i debiti
che il soggetto privato continua a contrarre nei confronti di
tutti gli stakeholders (partendo dalle aziende dell'appalto e
indotto totalmente ridotte sul lastrico e che riversano le
problematiche sulla mancanza di pagamento degli stipendi dei
propri dipendenti)".
Come "se non bastasse - aggiungono - negli accordi tra
azienda e governo decade la clausola di salvaguardia
occupazionale a tutela dei lavoratori rimasti in Ilva in As,
gettando molte ombre sul futuro di intere famiglie". Le sigle
metalmeccaniche fanno rilevare infine che "a causa di delicati
assetti parasociali riservati stabiliti sempre negli accordi del
2020, il decreto inerente gli interventi per gli impianti di
interesse strategico nazionale convertito in legge nel mese di
marzo 2023, garantisce la trasformazione del prestito erogato
(di 680 milioni) - in ogni momento - in quote azionarie di
maggioranza, anche prima di maggio 2024 (data di scadenza degli
attuali assetti), senza un intervento immediato. Ogni giorno la
situazione della fabbrica si complica sempre di più. Non è
assolutamente possibile - concludono - continuare ad attendere".
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