(ANSA) - ROMA, 21 LUG - "Le riforme della giustizia civile e
penale delineate dai maxi emendamenti governativi rischiano di
disattendere gli obiettivi indicati dall'Onu nell'Agenda 2030
cioè la garanzia di accesso universale alla giustizia". Lo
afferma Maria Masi, presidente facente funzioni del Consiglio
nazionale forense e per statuto del Congresso nazionale forense,
che rivolge un appello al governo e alle forze politiche,
nell'ambito della presentazione della sessione ulteriore del
congresso nazionale che si svolgerà a Roma il 23 e il 24 luglio.
Al centro della due giorni le proposte, le analisi e le critiche
degli avvocati alla riforma della giustizia civile e penale
voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia. "È
prevista una forte contrazione dei tempi del processo - continua
Masi - ma con il pericolo che a rimetterci siano le garanzie di
difesa, configurando regimi di preclusioni, sanzioni e filtri
che danneggiano i cittadini e che non possono trovare
giustificazione alcuna soprattutto se proposti in un'ottica di
ottimizzazione del sistema e riduzione dei tempi dei processi.
La proposta del Cnf, inviata al governo alla fine dello scorso
anno, partiva invece da un presupposto chiaro: il settore della
giustizia non può essere revisionato soltanto in termini di
'tagli'. Serve un cambio di prospettiva, una nuova cultura
riformatrice rivolta costantemente al miglioramento del servizio
per cittadini e imprese, attraverso tre coordinate
interconnesse: la razionalizzazione e semplificazione del quadro
normativo esistente; l'investimento nell'organizzazione della
giustizia; la formazione di professionalità di alto livello e
l'implementazione di competenze specifiche degli operatori del
settore". "Questa riforma sul civile non è idonea a perseguire
gli scopi che si prefigge, non lo diciamo solo noi ma anche il
Csm - aggiunge il coordinatore dell'Ocf, Giovanni Malinconico -
è il momento di fare sentire la nostra voce in maniera unitaria.
Il Csm ha detto, soprattutto per quanto riguarda il processo
civile, che la riforma non è idonea a ridurre i tempi della
giustizia e il rischio, che condivido, è che si faccia un
intervento puramente cosmetico". Dal canto suo il presidente
dell'ordine degli avvocati di Roma, Antonino Galletti, afferma
che "è molto più semplice intervenire sui codici invece che
investire sulle risorse. La giustizia, anche per quanto riguarda
il tema della prescrizione, ha bisogno di investimenti sia per
quanto riguarda il personale che per le infrastrutture dove la
situazione è drammatica. Sono elementi, questi, che definiremmo
le fondamenta di qualsiasi riforma del processo: non servono
agli operatori del diritto operazione di chirurgia plastica sui
codici, interventi di facciata che possono forse ingannare
l'Europa per i finanziamenti, ma non producono in concreto alcun
beneficio", conclude. (ANSA).