(ANSA) - ROMA, 19 OTT - "Da un anno i commercialisti italiani
non riescono a eleggere gli organi di rappresentanza locali e
nazionali, dapprima a causa di un ricorso amministrativo sul
regolamento elettorale discriminatorio per la parità di genere,
poi superato da modifiche operate dal consiglio nazionale,
concordate e approvate dal ministero della Giustizia", ma
"quando tutto sembrava pronto per il rinnovo degli Ordini locali
e, a seguire, del Consiglio nazionale, è intervenuto un nuovo
ricorso, avente ad oggetto la legittimazione del consiglio
nazionale che, in regime di 'prorogatio', non avrebbe potuto
approvare il nuovo regolamento e indire le elezioni", infine "il
Tar nei giorni scorsi ha nuovamente bloccato la tornata
elettorale, rinviando la discussione del merito a febbraio del
2022". Si apre così la nota di Unico, il sindacato dei
commercialisti presieduto da Domenico Posca, che si domanda se
"è normale l'inerzia del ministero della Giustizia, organo
vigilante, che ha avallato l'avvio delle elezioni senza
disinnescare i potenziali rischi di blocchi procedurali, per poi
essere smentito dall'ultima ordinanza del Tar? A chi giova tutto
questo?", si chiede ancora il professionista. "Sicuramente non
ai 120.000 commercialisti che ogni giorno subiscono modifiche
normative e continui nuovi adempimenti, e che auspicano di poter
avere organi di rappresentanza pienamente operativi. A nostro
avviso, buon senso e sensibilità istituzionale richiedono
comportamenti diversi da parte di tutti i soggetti coinvolti, in
nome del superiore interesse della categoria. L'esigenza
principale - si chiude la nota - è il ritorno alla normalità dei
nostri vertici, perché una rappresentanza indebolita dal mancato
esercizio del voto sarà ancora meno in grado di incidere sulle
scelte da cui dipende il futuro dei commercialisti italiani".
(ANSA).