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CRV - 'Antonio Segreto - la forza di un uomo': il primo romanzo storico su Sant’Antonio da Padova

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CRV - 'Antonio Segreto - la forza di un uomo': il primo romanzo storico su Sant’Antonio da Padova

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

Un Santo a cui è stata tolta l’aureola, perché la santità si conquista con sudore e fatica, vicini alla gente.

28 marzo 2023, 16:14

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

(Arv) Venezia 28 mar. 2023 - È stato presentato oggi a palazzo Ferro Fini il libro di Nicola Vegro 'Antonio Segreto - la forza di un uomo', Edizioni Messaggero Padova.

La vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto, Francesca Zottis, ha portato i saluti istituzionali sottolineando come “per il Consiglio regionale del Veneto è un grande onore ospitare la presentazione del libro di Nicola Vegro, perché la figura di Sant’Antonio è ancora molto attuale, capace come è di parlare sia ai poveri sia alle grandi autorità. Le parole di Antonio sono un prezioso insegnamento per tutti noi, un richiamo alla Politica, chiamata a rappresentare a livello istituzionale la voce di chi sta soffrendo. Tutti noi siamo invitati a vivere le parole contenute nel libro, provando a continuare il cammino tracciato da Sant’Antonio”.

“Nicola Vegro è l’autore di questo singolarissimo romanzo, per altro basato su documenti e testimonianze certe, ‘Antonio Segreto’, un romanzo con il quale entriamo in contatto con una delle figure più complesse del Duecento europeo e del primo francescanesimo – ha continuato la vicepresidente del Consiglio regionale - Antonio da Lisbona, oppure Antonio da Forlì, come si legge in alcuni documenti dell’epoca, per i più Antonio da Padova, uno dei santi più popolari, al secolo Fernando di Martino de Buglione, nato a Lisbona, sacerdote agostiniano, poi passato al pauperismo francescano con il nome di Antonio, che nel suo etimo etrusco, conserva lo stesso significato di Fernando: ‘coraggioso, inestimabile che combatte per la pace’. Nato sul finire dell’XI° secolo, Fernando visse i decenni di uno dei momenti di transizione epocali nella storia europea, segnato da profondi cambiamenti sociali e culturali, storici e religiosi, economici e politici, l’autunno del feudalesimo e la nascita dei Comuni e delle società urbane, la trasformazione della produzione agricola e il conseguente sviluppo del commercio, specialmente via mare; la nascente borghesia che si aggiunge alle già presenti classi dei cavalieri, dei nobili e del clero. La stessa Chiesa sta vivendo una trasformazione tumultuosa di rinnovamento spirituale, culturale e artistico, con il forte richiamo alle origini della fede evangelica, la costruzione di ‘cattedrali’ di stile gotico che si pongono al centro delle città e attorno alle quali gravitavano le nuove attività sociali, la coincidenza di grandi Papi, come Innocenzo III e Gregorio IX, noti sia per la difesa del potere della Chiesa, sia per l’attuazione della grande riforma ab imis della cristianità, come mostrano la nascita di ordini contemplativi, come i cistercensi, apostolici, come i Canonici regolari di Sant’Agostino, e, in particolare, gli Ordini Mendicanti dei domenicani e infine, per l’appunto dei francescani”.

“Ecco, Antonio da Padova è uomo del suo tempo, un sacerdote cha abbandona l’abito di lana degli agostiniani per indossare il saio, è l’uomo che vede nella sfida francescana la riforma, non solo della Chiesa in senso stretto, ma dell’Ecclesìa, cioè, secondo l’etimo greco, dell’assemblea popolare – ha sottolineato Zottis - Alle sfide del proprio tempo, Francesco aveva risposto con la credibilità pauperista che nasceva dell’interpretazione ‘sine glossa’ dei Vangeli. E Antonio rimarrà affascinato da quello che sarà per lui il maestro, cioè Francesco, del quale riproduce nei suoi sermoni, nell’amore predicato e praticato, la fraternità cosmica del Cantico di frate sole in cui si esaltano i beni comuni indivisibili, fratello vento, l'aria, il cielo, sorella acqua, umile, preziosa e pura, la madre terra ‘la quale ne sustenta et governa/et produce diversi fructi con coloriti flori et herba…’. Un messaggio di travolgente contemporaneità se consideriamo poi quel pauperismo francescano, che spingerà Antonio a combattere per primo gli usurai ponendo i presupposti dello slancio francescano nella costituzione dei Monti di Pietà, che i minoriti realizzeranno nella seconda metà del Quattrocento”.

“Antonio sa parlare alla mente e al cuore della povera gente come dei pontefici, ed è singolarissima questa figura di intellettuale che sa conquistare gli umili e i potenti – ha rimarcato Francesca Zottis - Antonio Segreto, un intellettuale di rara portata come bene intuisce subito Francesco che, come sappiamo, voleva che i suoi frati si dedicassero, con prudenza, allo studio della teologia. Non a caso ordinò a frate Antonio di insegnare la teologia ma a un patto, come leggiamo negli scritti di San Francesco: ‘Approvo che tu insegni sacra teologia ai fratelli, purché in questo studio tu non spenga lo spirito di orazione e devozione, come è stabilito nella Regola’. Non a caso Antonio passò da una città universitaria all’altra, da Bologna e Montpellier, Tolosa, privilegiando infine Padova, dove scrisse i suoi Sermones, l’opera di carattere religioso più importante del Medioevo, ma in questo andare di università in università noi troviamo un tratto singolarissimo di questo sacerdote- dottore della Chiesa, perché queste città, allora come oggi, erano luogo di aggregazione dei giovani, cioè delle forze innovatrici con le quali Antonio, in anni di profonda rivoluzione, si confrontava. Padova, città universitaria ma anche centro di quel Veneto in cui andava consolidandosi l’astro del più importante alleato di Federico II di Svevia, lo ‘stupor mundis’ che contestava apertamente il potere temporale del papa, Ezzelino III da Romano”.

“È in questo contesto che noi dobbiamo collocare Antonio Segreto: Nicola Vegro ci rivela aspetti nuovi di uno dei santi più amati, non solo nel mondo cristiano, un santo che, a ben vedere, in anni di cambiamenti epocali come quelli che stiamo vivendo oggi, è molto più vicino a noi di quanto non si pensi, a iniziare dal suo nome: che lo si chiami Fernando o Antonio, rimane il combattente per la pace. E di questi combattenti disarmati oggi noi abbiamo veramente bisogno”, ha concluso la vicepresidente Zottis.

La presentazione del libro è stata voluta e promossa dal consigliere regionale Luciano Sandonà, che ha ricordato come “Sant’Antonio da Padova è una figura sì conosciuta in tutto il Mondo, soprattutto nei Paesi più cristianizzati, ma è fortemente radicata nel nostro territorio, è parte della nostra identità. Le prediche di Antonio denunciavano i mali della società del Duecento: la corruzione, il mal governo, l’usura, ma credo che possano essere ancora molto attuali, capaci di insegnare a tutti noi i corretti comportamenti da adottare nella vita sociale e civile. Ecco perché è importante aver presentato il libro di Nicola Vegro in questa prestigiosa sede istituzionale”.

Nicola Vegro, autore del libro, ha ricordato che si tratta “del primo romanzo storico che racconta la vita di Sant’Antonio da Padova. L’ispirazione trae origine da un testo scritto direttamente da Antonio, ‘I sermoni di Padova’, destinato alla formazione dei confratelli ma in realtà capace di fotografare fedelmente le problematiche del tempo che più stavano a cuore al Santo: la correzione della Chiesa, che a quel tempo aveva perso ogni credibilità in quanto corrotta; l’assistenza ai bisognosi, con Antonio che a Padova fu il precursore degli interventi sociali, assicurando quotidianamente un pasto ai più bisognosi; le banche, con la battaglia condotta da Sant’Antonio per salvare i debitori in buona fede dal carcere a vita, a cui una legge del tempo destinava gli insolventi. Il mio libro è fedelmente costruito attingendo da avvenimenti storici e documenti dell’epoca, ma soprattutto dalle parole contenute nei ‘Sermoni’, ritagliate e messe in bocca ai protagonisti del romanzo”.

“Credo che l’eredità che ci ha lasciato Sant’Antonio debba essere un punto di riferimento per la società contemporanea, destinata non solo ai religiosi, ma a tutti i cittadini, politici compresi, perché tutti noi siamo chiamati alla santità”, ha chiosato l’autore, ricordando che “il libro è stato scritto anche in portoghese. Grazie alla collaborazione con Oscar De Bona, Presidente dell’Unione nazionale dell’associazionismo in emigrazione – Unaie – e con il consigliere regionale Luciano Sandonà, stiamo avviando numerosi contatti con le nostre comunità in Brasile, non solo per distribuire il libro, ma soprattutto per creare occasioni di incontro e vicinanza con i connazionali all’estero”.

Padre Luciano Bertazzo, Presidente dell’Istituto Teologico Sant’Antonio Dottore di Padova, è un francescano conventuale che ha collaborato alla consulenza storica di un testo che poi è diventato romanzo. “Antonio è un personaggio molto complesso – ha spiegato – Comunemente conosciuto come taumaturgo, come il Santo dei miracoli, in realtà ha un solido fondamento storico. L’autore del libro ha profuso un notevole sforzo per leggere le fonti storiche e il testo che Antonio ci ha lasciato, i suoi Sermoni, che sono vere e proprie lezioni di teologia declinate all’interno di una rielaborazione romanzata, che utilizza la storia con la libertà del narratore. Siamo di fronte a un vero e proprio romanzo storico in cui le due parti, storia e finzione, si integrano reciprocamente. Nicola Vegro ha tratteggiato la figura di Sant’Antonio come quella di un uomo molto forte nel denunciare i mali sociali del tempo, in primis l’usura, in una fase di grande travaglio economico attraversata dalla società medievale del tempo. Perché Antonio è tutt’altro che l’adolescente con in braccio il bambino Gesù come viene tradizionalmente rappresentato: è una figura potente capace di intervenire nei problemi sociali del tempo. E credo che di personaggi dello spessore di Sant’Antonio, capaci di leggere la realtà e indicare determinati valori, ci sia molto bisogno anche nella società contemporanea. Non a caso, una delle reliquie più importanti del Santo è l’indice della mano destra che, secondo la tradizione medievale, rappresenta il gesto del predicatore che indica il cielo ma con i piedi ben piantati a terra”.

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