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CRV - Ente nazionale sordi, “c’è un mondo di persone rese invisibili dalle barriere di comunicazione

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CRV - Ente nazionale sordi, “c’è un mondo di persone rese invisibili dalle barriere di comunicazione

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Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

chiediamo che la Regione progetti insieme a noi accessibilità e inclusione

09 marzo 2023, 17:08

CONSIGLIO REGIONALE VENETO

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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PressRelease - Responsabilità editoriale di CONSIGLIO REGIONALE VENETO

(Arv) Venezia 9 mar. 2023 –  I responsabili della sezione veneta dell’Ente nazionale sordi, guidata dal presidente Maurizio Drago , dal vicepresidente Antonio Pellegrino e dal consigliere Emanuele Arzà  hanno incontrato la commissione sanità e sociale del Consiglio veneto, presieduta da Sonia Brescacin (Lega-Lv), per chiedere ai legislatori regionali attenzione concreta al ‘mondo invisibile’ delle persone sorde. In Veneto, a detta dei vertici Ens, ci sono dalle 3500 alle 5 mila persone prive di udito o affette da ipoacusia, che cono state fortemente penalizzate dalla pandemia e che continuano a vivere esclusioni e difficoltà a causa del permanere di barriere culturali e comunicative. Cittadini che nella vita quotidiana necessitano di servizi di interpretariato con requisiti di qualità, di misure di sicurezza (es ascensori) adeguati per chi è privo di udito, tg sottotitolati e informazione accessibile, informazioni ottiche nelle stazioni e sui mezzi pubblici, turismo accessibile, la possibilità di accedere a cinema, teatri, musei, spettacoli lirici senza barriere di comunicazione e non in giorni e orari residuali, l’implementazione di servizi di videoguida nelle strutture e nei servizi pubblici scaricabili con applicazione QR code, “Chiediamo che la Regione, quando legifera o organizza servizi e progetti, sia consapevole che esistono cittadini che devono superare barriere di comunicazione”, hanno ribadito i rappresentanti di Ens veneto, esprimendosi nella lingua dei segni. “In passato il Veneto è stato il fiore all’occhiello nell’integrazione e nell’accessibilità per le persone sorde, ora siamo finiti in fondo alla classifica. Bene le leggi 22/1989 sul finanziamento del nostro ente e 11/2018 sulla lingua dei segni, ma ne va monitorata l’applicazione effettiva, anche nell’uso del linguaggio. Ci auguriamo che la Regione Veneto possa fare un salto di qualità nelle politiche di inclusione sociale”.

“Da sempre la Regione del Veneto è attenta alle esigenze delle persone sorde– ha affermato la presidente Brescacin, facendo sintesi delle tante domande e delle osservazioni dei consiglieri – Con Ens c’è un un impegno reciproco e costante a supporto della persona, che ha consentito l’attivazione di servizi di segretariato sociale, sportelli informativi, utilizzo di nuove tecnologie e attivazione di percorsi di integrazione e di sostegno, a partire dalla scuola. La Regione ha investito nella formazione degli insegnanti sull’inclusione degli studenti sordi e nella formazione degli interpreti della lingua dei segni. Ricordo che tutte le Ulss hanno attivato, in collaborazione con Ca Foscari, un servizio di interpretariato per i cittadini-utenti con problemi di sordità. E va riconosciuto che la legge regionale 11 del 2018 ha anticipato la legge nazionale sul riconoscimento della lingua dei segni e sul coinvolgimento degli enti rappresentativi nella programmazione dei progetti e degli interventi a favore dell’integrazione delle persone sorde e del miglioramento della loro qualità di vita”.

Numerosi i progetti che i vertici regionali di Ens hanno citato a testimonianza dell’integrazione possibile: dalla collaborazione con Croce Verde per la formazione per gli interventi di salvataggio (da estendere ora anche ai vigili del fuoco e alla protezione civile), a quella con Amazon per l’assunzione e la formazione di persone sorde nella nuova sede di Rovigo, progettata in funzione del superamento delle barriere comunicative; dal progetto con Iuav per il monitoraggio della sicurezza negli ascensori, alla sperimentazione (ora sospesa) del Tg regionale con la lingua dei segni. “Chiediamo di essere coinvolti in prima persona – hanno concluso – perché è più efficace e costa meno progettare insieme iniziative e interventi inclusivi, che non intervenire dopo per correggere disfunzioni o carenze”.

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