(ANSA) - PERUGIA, 14 NOV - "Le imprese umbre hanno dimostrato
di saper contenere, con enormi sacrifici in termini conti
aziendali, l'impatto dei maxi aumenti dell'energia": a rilevarlo
è Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di commercio
dell'Umbria commentando i dati dell'analisi Movimprese nel terzo
trimestre dell'anno. "Il numero delle aziende attive è sceso ma
non come era legittimo temere di fronte al prezzo impazzito
dell'energia e agli altri rincari delle materie prime" aggiunge.
La Camera di commercio ricorda in una nota che il maxi aumento
delle bollette dell'energia, nel terzo trimestre 2022 ha toccato
il massimo agosto.
I dati Movimprese nel terzo trimestre in cui appunto la
questione bollette dell'energia è stata più grave, evidenziano
che le imprese attive in Umbria sono scese di 444 unità rispetto
allo stesso periodo precedente, considerato il prezzo dei maxi
rincari, e di 383 rispetto al terzo trimestre. Un dato
considerato importante, quello delle imprese attive, ossia
effettivamente operanti, perché - spiega la Camera di commercio
- magari le aziende non chiudono, cancellandosi dal registro
delle imprese, ma congelano la loro attività, nella speranza di
poterla riprendere in futuro.
Il 'prezzo' dei maxi rincari dell'energia è stato quindi in
Umbria di 444 aziende attive in meno su base congiunturale e di
383 se invece il confronto si fa tra terzo trimestre 2022 e lo
stesso periodo 2021. Ma nella realtà è considerato ancora
maggiore, se si considera che, se i maxi incrementi non ci
fossero stati o se fossero stati meno incisivi, il trend di
crescita delle aziende effettivamente operanti nel 2022 non
sarebbe andato distante dall'incremento registrato nel 2021,
visto il proseguire della crescita del Pil.
Si tratta tuttavia di un solo trimestre e occorrerà attendere
i dati del quarto trimestre per capire se queste chiusure o
congelamenti delle attività siano proseguiti o se invece, con il
rientro parziale dei maxi aumenti, la situazione sia cambiata.
Se si guarda al recente passato, "situazione ben diversa" era
quella che si presentava nel terzo trimestre 2021, quando in
Umbria le imprese attive erano cresciute di 167 unità rispetto
al trimestre precedente e di 564 unità rispetto al terzo
trimestre 2020, "quando ancora mordeva forte la pandemia".
Le imprese umbre, rispetto all'andamento medio nazionale,
mostrano di avere subito un po' di più il contraccolpo dei maxi
aumenti dell'energia su base congiunturale, mentre invece
appaiono più resilienti se si guarda al confronto annuale.
Infatti le imprese attive nella regione, tra il secondo e il
terzo trimestre 2022, scendono da 80mila 431 a 79mila 887, con
un calo dello 0,55%, contro il -0,42% della media italiana
(-21mila 794 imprese attive, quando nel 2021 il bilancio era
stato di +47mila 344). Ma se si fa il confronto su base annua,
tra il terzo trimestre 2022 e lo stesso trimestre 2021, il calo
del numero delle imprese attive in Umbria è dello 0,48%, contro
quello quasi doppio della media nazionale (-0,8%, con la perdita
di 47mila 344 effettivamente operanti).
Questo potrebbe voler dire che le aziende umbre hanno assorbito
meglio gli aumenti del prezzo delle bollette energetiche ma che
abbiano poi ceduto di più quando i rincari si sono fatti
insostenibili.
E "certamente" - spiega ancora la Camera di commercio - questi
aumenti hanno pesato e pesano non poco sui bilanci delle
imprese, in termini di una forte compressione dei margini di
profitto, anche per quelle aziende che hanno aumentato il
fatturato grazie a una ripresa economica che nel 2022 è stata
comunque rilevante (il dato acquisto della crescita del Pil è
del +3,9%, con la previsione di chiudere il 2022 a +3,7%). Come
d'altronde era avvenuto nel 2021, quando i fatturati delle
imprese sono aumentati in maniera importante grazie a un Pil che
nel 2021 fece +6,6%, ma se si va a guardare i margini di
profittabilità, dal Margine operativo lordo agli utili, sono
risultati compressi causa appunto il forte aumento del costo
dell'energia e più in generale delle materie prime.
Continua invece la crescita di fondo della base occupazionale
delle aziende. Se si guarda alle imprese compresenti nel
triennio terzo trimestre 2019-2022 (senza quindi considerare le
nuove iscrizioni e le eventuali cancellazioni dal campione), in
Umbria le imprese - tra il secondo trimestre 2021 e lo stesso
trimestre 2022 - hanno aumentato il numero degli addetti del
4,2% (un po' meno del 4,7% della media nazionale, ma ciò si può
spiegare con lo sforzo che il sistema imprenditoriale sta
facendo dal 2015 per recuperare la notevole perdita di
produttività patita durante la Grande recessione). Occorrerà
tuttavia vedere cosa accadrà con il presumibile rallentamento
dell'economia nel quarto trimestre 2022 e soprattutto nel 2023,
quando la crescita dovrebbe scendere allo 0,6% rispetto al
+3,7%-+3,9% stimato per il 2022.
La dichiarazione
Per Mencaroni "il fatto che, dopo aver tenuto botta fino al
secondo trimestre 2022, nel terzo trimestre si sia verificato un
incremento non trascurabile delle aziende che, magari non
chiudendo, hanno congelato la propria attività in attesa di
tempi migliori, è il segnale che non poche attività sono allo
stremo, perché i margini di profittabilità aziendale sono
davvero scesi al lumicino". "E margini di profittabilità ultra
compressi - ha aggiunto - significano meno investimenti e meno
crescita dell'occupazione, oltre a un'occupazione più fragile e
precaria. Per questo servono misure incisive sia sul fronte del
contenimento dei costi energetici sia sul fronte del taglio al
cuneo fiscale, ridando fiato alle retribuzioni dei lavoratori di
fronte a un'inflazione al galoppo". (ANSA).
Camera commercio, imprese contenuto impatto caro energia
"Numero sceso ma non come temuto" dice Mencaroni
