(ANSA) - PERUGIA, 28 SET - In Umbria la base imprenditoriale
agricola "ha passato indenne", in termini numerici, "la furia"
del Covid, anzi si è allargata, seppur di poco. Al secondo
trimestre 2021 sono registrate al comparto agricolo 16.672
imprese, nello stesso trimestre del 2020 erano 16.572 le aziende
registrate. Lo rileva la Camera di commercio dell'Umbria per la
quale gli addetti del comparto risultano 16.636 (fonte Inps al
31 dicembre 2020) 16.575 al secondo trimestre 2020.
La disaggregazione per ragione sociale - si legge in una nota
dell'ente - vede la "schiacciante prevalenza" delle ditte
individuali, 13.082 imprese su un totale di 16.672 pari al 78%
del totale. Seguono le società di persone che sono 2.709, 16,2%
e quelle di capitali, solo 633, il 3,7% del totale. Un dato
quello della società di capitali che si "discosta nettamente" da
quello registrato sull'intero sistema imprenditoriale umbro,
dove le società di capitali hanno scalato le posizioni fino ad
issarsi al secondo posto, subito dopo le ditte individuali.
In base a quanto reso noto dalla Camera di commercio sempre
più donne scelgono l'agricoltura per fare impresa. Al secondo
trimestre dell'anno risulta che oltre il 30% delle imprese
agricole sono a guida femminile. Al 30 giugno 2021, 5.448
aziende agricole su 16.672, comprese molte del settore turismo
di campagna, sono guidate da donne imprenditrici, che tradotto
in valore percentuale equivale al 32% di tutte le imprese
agricole umbre. Nell'ultimo anno l'agricoltura al femminile "non
ha subìto scossoni", resta infatti costante su base tendenziale
il numero totale delle aziende (sono infatti 5.440 al II
trimestre del 2020). Punto debole del comparto è considerata la
scarsa presenza dei giovani. In Umbria 1.168 imprese agricole
sono guidate da under 35, il 7% del totale del settore, sotto la
media nazionale. Di queste 907 sono insediate a Perugia le
restanti 261 a Terni. Su base tendenziale il quadro non cambia.
Le imprese agricole in mano a giovani erano 1.157 al secondo
trimestre dello scorso anno.
"Quale potrà essere il futuro per l'agroalimentare nel post
Covid? Sono convinto che ci sia la possibilità per ripartire in
pieno, a patto, certo - precisa il Presidente della Camera di
commercio dell'Umbria, Giorgio Mencaroni - di avere la capacità
di tenere insieme competitività, ambiente e coesione sociale,
innovazione e tradizioni antiche, tecnologia, bellezza, capitale
umano e comunità. Con il sostegno del Pnrr, la nostra
agricoltura potrà mantenersi in cammino, riuscendo alla fine a
non sprecare la crisi".
La regione Umbria (dati al 31 dicembre 2021 fonte: Ismea)
conta 34 IG (Indicazione Geografica) e si colloca in tredicesima
posizione a livello nazionale per numero di prodotti registrati,
che tradotti in termini di valore alla produzione equivalgono a
110 milioni di euro, ovvero lo 0,6% del valore totale nazionale.
L'ultima registrata è il pampepato di Terni che nel 2020 ha
ottenuto il marchio Igp, unico dolce umbro con questo
riconoscimento e uno dei sei italiani. Salgono pertanto a 34 le
IG regionali, 13 di queste appartengono al comparto "cibo" e con
46 milioni di euro coprono il 41,8% del valore alla produzione
regionale. Gran parte di questo viene fornito dalle categorie
"prodotti a base di carne" e "carni fresche". Dall'altro lato, i
restanti 64 milioni derivano dal comparto "vino", il quale ha
fatto registrare tra il 2018 e il 2019 un incremento di valore
pari al 14,4%, ben al di sopra del dato nazionale (+2,9%).
"Oggi - ha rilevato ancora Mencaroni - la grande sfida per
l'impresa agricola è quella della sostenibilità. Dobbiamo dire
che il quadro nazionale è positivo, l'Italia sta facendo grandi
passi avanti staccando competitor europei come Germania,
Francia, Regno Unito e Spagna. Il nostro settore primario ha
ridotto del venti percento l'uso di pesticidi, a fronte di un
aumento negli altri paesi europei come Francia e Germania; ha
aumentato l'utilizzo e la produzione di energie rinnovabili e ha
ridotto i consumi di acqua". (ANSA).