Dal mar Adriatico al Gran Sasso,
con un dislivello di 3.000 metri: è la grande area geografica
che con la varietà dei suoi ambienti e dei suoi climi crea le
condizioni affinché sulle colline maturino le uve per la docg
'Colline Teramane Montepulciano d'Abruzzo'. Un vino che da
vent'anni viene tutelato e promosso dal Consorzio, presieduto da
Enrico Cerulli Irelli, protagonista in questi giorni di un
mini-tour promozionale per la stampa di settore, con tappe a
Milano, Torino e Roma.
Del Consorzio fanno parte una trentina di aziende che
rappresentano il 90% della produzione: 600 mila bottiglie
all'anno, da una superficie complessiva di 172 ettari, destinate
per il 60% al mercato italiano e il 40% all'export, con una
tendenza alla crescita di quest'ultimo in virtù della riapertura
dei mercati esteri. Oltre il 70% delle aziende opera in regimi
di qualità certificata come il Biologico, la Lotta Integrata, la
Biodinamica.
Il disciplinare prevede come minimo una quota del 90% di
Montepulciano e ammette Sangiovese fino al 10%, ma - è stato
spiegato al ristorate Opera, che ha ospitato la tappa torinese -
la stragrande maggioranza dei produttori vinifica Montepulciano
in purezza. Normalmente si vendemmia fino a ottobre inoltrato
con una resa massima di 95 quintali a ettaro, contro i 140
quintali ammessi per il Montepulciano doc.
Il Colline Teramane docg viene imbottigliato nelle versioni
Giovane e Riserva: per la prima è previsto un periodo minimo di
invecchiamento obbligatorio di un anno, di cui almeno due mesi
di affinamento in bottiglia.
Nella versione Riserva il vino è sottoposto ad un periodo di
invecchiamento di almeno tre anni, di cui almeno uno in botti di
legno ed almeno due mesi di affinamento in bottiglia.
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