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Ucraina: esperto IAI, da sanzioni duro colpo a Mosca

Ma Russia per ora evita collasso grazie ad alti prezzi energia

27 giugno, 16:08
(di Stefano Giantin) (ANSA) - BELGRADO, 27 GIU - "Non c'è dubbio che le sanzioni USA-UE-GB e di altri alleati asiatici degli USA abbiano duramente colpito la Russia. Il Pil è in caduta libera, l'inflazione cresce e soprattutto la capacità produttiva della Russia è gravemente ostacolata. Si tratta di effetti che si faranno sentire nel medio-lungo periodo, compromettendo le possibilità di crescita sostenuta dell'economia russa". Lo spiega in un'intervista all'ANSA Riccardo Alcaro, coordinatore delle ricerche e direttore del programma attori globali dell'Istituto Affari Internazionali (IAI), rispondendo a una domanda su risultati delle sanzioni occidentali contro Mosca.

Tuttavia "il governo russo - specifica Alcaro - continua a beneficiare della vendita degli idrocarburi e dell'alto prezzo dell'energia, che compensa i ridotti volumi. Per il momento la Russia ha evitato il collasso ma dal momento che le sue capacità di esportazione verranno diminuendo e che la sua rendita dall'export di idrocarburi è ora molto più dipendente dal prezzo che dai volumi, si tratta di una situazione altamente volatile e strutturalmente instabile". "Nessuno si è mai aspettato che le sanzioni potessero fermare la Russia in Ucraina o addirittura portarla a invertire la rotta - sottolinea poi l'analista - ma le sanzioni senz'altro ne degradano la capacità si sostenere lo sforzo bellico. Per questo Putin sta giocando d'anticipo e in modo molto duro, alzando i costi delle sanzioni anche per i paesi importatori di energia. La speranza è che i paesi UE non cedano di fronte agli alti costi dell'energia e anche al rischio di dover passare al razionamento il prossimo inverno. Insomma è una partita durissima in cui la Russia è pronta a rischiare il tutto per tutto. Vedremo se UE e USA saranno in grado di sostenere la pressione, mettendo a punto misure di mitigazione degli effetti del taglio dell'export, in particolare di gas".

Situazione che è volatile anche per quanto riguarda l'invio di aiuti militari a Kiev, con la rabbia crescente di Mosca per le armi occidentali a Kiev e sulla questione Kaliningrad, con timori crescenti di escalation, magari con il coinvolgimento di Paesi terzi nella guerra. "Penso che il sostegno militare all'Ucraina - risponde su questo tema Alcaro - sia la condizione essenziale per impedire che la Russia consolidi le acquisizioni territoriali che ha fatto finora e che possa in un secondo momento rinnovare l'attacco a Kiev. Non c'è garanzia che le armi euro-americane siano risolutive ma c'è garanzia che senza di esse Putin arriverebbe a controllare, direttamente o meno, parte dell'Ucraina e quindi influenzare pesantemente il governo di Kiev.

Il rischio di un'escalation è ineliminabile ma per ora sembra gestibile. Sulla Lituania il punto è determinare che tipo di reazione la Russia potrebbe avere e che tipo di risposta la NATO sarebbe disposta a mettere in atto. Trattandosi di una questione che riguarda il trasporto di merci russe in territorio russo (Kaliningrad) c'è un argomento a favore della flessibilità, ma d'altra parte significa anche accettare che la Russia sfrutti la geografia di Kaliningrad per schierare mezzi militari con cui minacciare più da vicino l'area del Baltico e quindi conseguentemente la NATO". Si tratta "di un bel dilemma", aggiunge l'analista.

Nel frattempo l'inverno si avvicina e crescono in tutta la Ue le preoccupazioni per gli approvvigionamenti di petrolio e soprattutto di gas. L'Europa è pronta a un eventuale taglio totale delle forniture di gas russo? E cosa attenderci nei prossimi mesi? "Non credo che l'Europa sia pronta ma vedo anche che il dibattito è in corso", replica Alcaro. "La cosa fondamentale - continua - è prepararsi per tempo sia sul piano della sicurezza degli approvvigionamenti sia sul piano della comunicazione politica. Il gas è la questione centrale perché pur essendo meno importante del petrolio sul piano delle entrate per il governo russo è una merce più difficile da sostituire: da una parte non sembra esserci sufficiente gas alternativo per sostituire quello russo e dall'altra le infrastrutture per l'export sono rigide (soprattutto gasdotti) e quindi la Russia non potrebbe vendere ad altri il gas che non venderà all'UE, con grave perdita in termini di introiti ma anche di sostenibilità delle infrastrutture estrattive." C'è però una via da seguire con urgenza: l'UE "deve mettere in piedi meccanismi di coordinamento per l'approvvigionamento di gas alternativo a quello russo e sistemi di solidarietà che garantiscano che i bisogni primari degli stati membri siano soddisfatti da parte di altri stati membri. Deve anche coordinare un piano di emergenza in caso si dovesse davvero passare al razionamento". Quale il worst-case scenario? "Nella peggiore delle ipotesi - chiosa Alcaro - si profila uno scenario di inflazione, recessione, razionamento del gas e interruzione di attività industriali. Ma ci tengo a sottolineare che questo è uno scenario che ormai prescinde dalle sanzioni, è qualcosa a cui la Russia spingerà a prescindere perché ormai si vede in una lotta a tutto campo con USA-UE". (ANSA).

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