Rafforzare l'attrattività delle
Marche, valorizzando, insieme al territorio, i suoi asset
produttivi e tecnologici, i servizi a supporto degli
investitori. È l'obiettivo della proposta di legge, a iniziativa
della Giunta regionale che verrà presentata all'Assemblea
legislativa per l'adozione. La normativa, hanno detto in una
conferenza stampa il presidente della Regione Francesco
Acquaroli e il vice presidente e assessore alle Attività
produttive Mirco Carloni nasce dall'esigenza di rilanciare il
sistema produttivo e imprenditoriale marchigiano, favorendo la
crescita dell'occupazione e la competitività regionale.
Definisce, in particolare, strumenti e strategie a sostegno
degli investimenti delle imprese. In particolare, per quelli di
elevate dimensioni e impatto sul tessuto economico locale,
introduce lo strumento degli "accordi di investimento e di
innovazione", con il sostegno della Regione. Le imprese possono
raccogliere in un'unica proposta diverse progettualità
riguardanti la ricerca e lo sviluppo, la formazione e
l'occupazione, la riqualificazione energetica e ambientale,
impegnandosi a incrementare l'occupazione sul territorio
regionale. La crisi che ha investito l'economia marchigiana, a
partire dal 2008, ha determinato nuovi scenari, rendendo
evidente l'assoluta necessità di contrastare il declino
aziendale e i processi di delocalizzazione. "È una legge
importante perché, innanzitutto, supera una visione
assistenzialistica dei territori - ha detto Acquaroli -. Non
vogliamo più dare contributi per il fatto che un'impresa operi
ed esista, ma li vogliamo garantire a quegli imprenditori che
aiutino le Marche a recuperare la competitività. Questo è un
elemento dirimente, di discontinuità per rilanciare gli
ecosistemi e le filiere che possano garantire alle piccole e
medie imprese di aggregarsi all'interno di dimensioni ottimali
per il mercato, senza rinunciare all'artigianalità che ha
contraddistinto il nostro tessuto produttivo". Acquaroli ha
parlato di un "appuntamento strategico per il mandato
elettorale. Perché, in una fase pandemica come quella che
abbiamo vissuto, arrivare alla presentazione di un secondo testo
di legge, dopo aver approvato, appena due settimane fa, quella
sulle start up, è un obiettivo che conferma quanto il governo
regionale sia attento alla ricostruzione di una competitività
del nostro territorio, del suo asset industriale e
imprenditoriale e della ricostituzione di una visione che possa
riportare la nostra regione a superare questa fase di
transizione e a ricollegarsi alla crescita del Paese. È una di
quelle leggi che non appartengono a una parte politica, ma
diventano uno strumento di rafforzamento di un sistema che
garantisce sostenibilità a un sistema, occupazione ai giovani,
frema l'emigrazione delle migliori energie". ha sottolineato,
citando il caso della legge regionale sulle start up approvata
all'unanimità in aula. È una legge, ha ribadito, che è uno
"strumento essenziale per la programmazione dei prossimi sette
anni dei fondi europei, per il rilancio post pandemico, per
recuperare competitività, superando le logiche campanilistiche".
Carloni ha definito il testo normativo "una somma di visioni e
strategie" che crea "il presupposto di parlare di futuro. È una
legge che sostiene la promozione degli investimenti, aggrega
innovazione e trasformazione digitale del sistema
imprenditoriale. Deve divenire patrimonio della politica
marchigiana - ha insistito -: va approvata all'unanimità, siamo
a disposizione per miglioramenti anche da pare
dell'opposizione". Si tratta di un testo complesso, "avremmo
potuto fare due o tre leggi, ma il presidente giustamente ha
voluto un solo atto". Secondo Carloni "stiamo riformando le basi
economiche della nostra regione nell'ottica di prospettiva,
rivisitando leggi vecchi di un decennio che vanno aggiornate
alle esigenze attuali. Se vogliamo che nelle Marche ci sia
ancora una tenuta sociale dopo il Covid, dobbiamo rafforzare le
Pmi, valorizzare chi già opera sul territorio, confermare le
strategie alle esigenze imprenditoriali". La Regione, ha
concluso, "non garantirà più risorse in maniera
assistenzialistica, ma solo se serviranno a realizzare un
aumento dell'impatto occupazionale, a favorire un trasferimento
tecnologico (miglioramento di prodotto e processo produttivo), a
sostenere un progetto di riqualificazione delle filiere in
un'ottica di riconversione produttiva". La dotazione finanziaria
è di sei milioni in tre anni, ma sarà implementata dai fondi
europei, anche in un'ottica di Recovery Plan. E "ci sono
partener finanziari per migliorare l'accesso al credito
nell'ambito di un rating di filiera".
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