Ha detto di aver "cambiato vita",
di aver raggiunto una "stabilità" economica, perché nell'ultimo
periodo ha sottoscritto ben tre contratti musicali con una
major, e di non essere più la stessa persona che viveva di
reati, come le rapine, anche perché non ne ha più "bisogno".
Così si è difeso, in sostanza, il rapper Baby Gang, nome d'arte
del ventenne Zaccaria Mouhib, nell'interrogatorio di garanzia
davanti al gip di Milano Manuela Scudieri, assistito
dall'avvocato Niccolò Vecchioni.
Il giovane è finito in carcere due giorni fa in un'inchiesta
milanese su una serie di rapine, che ha portato all'arresto
anche di altri due suoi 'colleghi', Amine Ez Zaaraoui, noto come
Neima Ezza, e Samuel Matthew Dhahri, detto 'Samy'.
La difesa di Baby Gang, dopo l'interrogatorio, ha chiesto al
gip la revoca della misura cautelare, ossia la scarcerazione e
in subordine i domiciliari, puntando soprattutto sul fatto che
sull'unica rapina riconosciuta dal giudice a carico del 20enne
nell'ordinanza, ossia quella del luglio scorso a Vignate
(Milano), non ci sarebbero elementi che dimostrano che lui era
là quando veniva compiuto il reato. Quella sera, infatti, ha
chiarito Mouhib, era in viaggio in autostrada verso Rimini. E
dai dati sulle celle telefoniche agli atti dell'indagine, ha
chiarito la difesa, si evince solo che lui era a Vignate alle
13.38 e dunque "ben 7 ore prima della rapina" ai danni di un
ragazzo.
Era a "pranzo da un amico" da cui era stato ospite la notte,
ha spiegato il rapper, e poi quella sera si è spostato a Rimini,
come dimostrato anche dai suoi "post sui social".
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