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Condannato per G8 di Genova, Francia nega estradizione a Vecchi

Condannato per G8 di Genova, Francia nega estradizione a Vecchi

No-global deve scontare 10 anni per le devastazioni del 2001

GENOVA, 24 marzo 2023, 15:36

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La giustizia francese respinge ancora una volta la richiesta dell'Italia di estradare Vincenzo Vecchi, militante "altermondialista" condannato nel nostro Paese per le violenze al G8 di Genova del 2001. Il mandato d'arresto europeo è stato spiccato nel 2016 dall'Italia affinché Vecchi, da molti anni residente Oltralpe, torni in Italia a scontare la pena di 10 anni di carcere. Ma nell'odierna sentenza della Corte d' Appello di Lione i giudici rispondono picche, considerando che consegnare Vecchi all'Italia "rappresenterebbe un oltraggio sproporzionato al rispetto della sua vita privata e familiare".
    "E' un immenso sollievo, un'immensa gioia. La giustizia si è pronunciata per la terza volta: vogliamo che rimanga definitivamente libero e che non ci siano ricorsi in Cassazione", dichiara uno dei legali della difesa, Maxime Tessier. Il quarantanovenne militante no-global è rimasto in questi anni l'ultimo dei dieci black bloc latitanti dopo il G8 di Genova del 2001. Dopo le corti d'appello di Rennes e di Angers, che hanno respinto la richiesta di estradizione rispettivamente nel 2019 e nel 2020, quella di Lione è la terza corte d'appello francese a rifiutare la validità del mandato d'arresto europeo spiccato da Roma. Vecchi si rifugiò in Francia nel 2012 dopo la sentenza pronunciata contro di lui per i disordini di Genova. La disputa legale sull'estradizione è rimasta per anni incentrata sulla natura del reato che ha causato la condanna di Vecchi in Italia.
   Nel 2020 la giustizia transalpina rifiutò per la seconda volta di consegnarlo perché la pena che dovrebbe scontare nelle carceri del nostro Paese riguarda un reato - "devastazione e saccheggio" - che non ha equivalenti in Francia. Tuttavia, secondo un pronunciamento in merito della Corte di Giustizia dell'Unione europea, non c'è necessità di una "corrispondenza perfetta" dei reati e la Francia non può opporsi all'estradizione. Un argomento sostenuto il 24 febbraio in tribunale dall'Avvocato generale presso la Corte d'Appello di Lione, David Aumonierm che adesso potrebbe ricorrere in appello invocando la prevalenza del diritto europeo su quello nazionale. Questa volta, i giudici d'Oltralpe hanno giustificato il rifiuto con un'altra motivazione, vale a dire, la "situazione personale" dell'attivista: "Risiede da 13 anni in Francia", "ha fondato una famiglia da tanti anni", è "ben inserito socialmente" e "dispone di un lavoro da falegname" in una cooperativa del Morbihan. "Questa situazione personale sommata da una parte all'anzianità dei fatti", dall'altra "alla gravità concreta del reato di devastazione e saccheggio oggettivamente moderato", inducono a "considerare" che consegnarlo all'Italia rappresenterebbe "un oltraggio sproporzionato al diritto e al rispetto della sua vita privata e famigliare", si legge nel verdetto dei giudici lionesi, secondo cui i fatti "personalmente imputati a Vecchi sono il 'danneggiamento' dei locali di una banca nonché l'incendio" di un'automobile. Tra i sostenitori del militante 'no-global', anche la Premio Nobel per la Letteratura, Annie Ernaux, o l'ex magistrata, Eva Joly. La procura generale ha tre giorni di tempo per ricorrere in appello.

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