(ANSA) - TRIESTE, 05 GIU - "Se Liliana fosse stata viva dopo
il giorno della sua scomparsa - il 14 dicembre 2021 - avrebbe
fatto di tutto per avvertirmi o per avvertire Sergio, il
fratello. Oppure era costretta...". Ne è convinto Claudio
Sterpin, l'amico di Liliana Resinovich, oggi in Tribunale in
occasione dell'udienza preliminare del Gip alla quale però non è
intervenuto ma dove è stato per testimoniare con altre persone
la necessità di stabilire la verità nel caso della donna.
Sterpin ha detto di essere stato contattato nuovamente dalla
Questura dove sarà convocato nei prossimi giorni per ragioni che
non conosce ma potrebbe trattarsi anche di vicende non
strettamente legate al caso di Liliana. L'uomo non ha dubbi sul
fatto che Liliana "non si sia suicidata. Il suicidio non è
nemmeno una verità di plastica - ha detto - e poi, con quelle
modalità ...".
Le indagini, invece, secondo lui dovrebbero "soprattutto
spiegare dove è stata Liliana per venti giorni, viva o morta".
Io sono "convintissimo che Liliana è morta il 14 dicembre e poi
c'è stata tutta quella messa in scena per fingere il suicidio";
una messa in scena che "non può essere stata fatta da una sola
persona. Poi il chi e il perché è un punto enorme di domanda".
Sterpin si è soffermato anche sull' orologio fermo alle 9:17.
Vorrà dire qualcosa?", si è chiesto. Le speranze, insomma, sono
che "le indagini proseguano e in maniera congrua".
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