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Come occhio ha visione stabile in movimento,studio lo spiega

Come occhio ha visione stabile in movimento,studio lo spiega

Pubblicato su rivista 'Nature' e condotto anche da Sissa Trieste

TRIESTE, 22 luglio 2021, 15:47

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il nostro sistema visivo è in grado di trattenere le informazioni acquisite in movimento e offrirci così una visione stabile del mondo esterno, senza dover elaborare da capo a ogni passo l'immagine di oggetti e persone per poterli riconoscere. È questo il risultato di uno studio condotto dalla Sissa di Trieste in collaborazione con l'Università della Pennsylvania e l'Università Cattolica di Leuven, pubblicato sulla rivista 'Nature Communications'.
    "Una delle grandi sfide di tutti i sistemi sensoriali è quella di mantenere una rappresentazione stabile del mondo esterno, nonostante i continui cambiamenti che avvengono attorno a noi. Questo vale anche per il sistema visivo", spiega Davide Zoccolan, direttore del Laboratorio di neuroscienze visive della Sissa. "Basta guardarsi intorno - prosegue Zoccolan -: oggetti, animali, persone che si muovono. Noi stessi ci muoviamo. Questo provoca fluttuazioni molto rapide dei segnali acquisiti dalla retina e fino ad ora non era chiaro se lo stesso tipo di variazioni caratterizzassero le strutture più profonde della corteccia visiva, dove l'informazione viene integrata ed elaborata. Se così fosse vivremmo in una condizione di grande instabilità".
    Per comprendere il fenomeno, i ricercatori hanno esaminato i segnali generati dai neuroni presenti nelle diverse aree visive corticali di alcuni roditori in seguito a stimoli visivi di tipo dinamico. Gli studiosi hanno quindi analizzato i segnali registrati nelle diverse aree della corteccia visiva e hanno applicato modelli matematici per mettere in relazione le immagini nei filmati con l'attività dei singoli neuroni, al fine di comprendere se i segnali neurali evolvono secondo scale temporali diverse.
    Indipendentemente dal tipo di stimoli visivi, i risultati sono stati gli stessi: "Abbiamo osservato una maggiore persistenza dei segnali acquisiti negli strati più profondi - conclude lo scienziato -, una sorta di 'costanza percettiva' che garantisce una certa stabilità all'informazione eliminando le fluttuazioni osservate negli strati più superficiali".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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