"Quello della produzione di un
vaccino contro Covid è un problema che si estende oltre
l'Italia: nessun paese europeo è stato capace finora di produrre
un vaccino". E visto che "In molte situazioni, quello che conta
non è soltanto fare la cosa giusta ma anche farla in tempo
utile", "non abbiamo particolarmente brillato finora. Un primo
esempio viene dalla gestione del vaccino di Reithera". Lo scrive
il genetista Mauro Giacca, del King's College di Londra, in un
articolo pubblicato oggi dal quotidiano Il Piccolo.
Giacca spiega che non si tratta di "incapacità tecnica o
scientifica", ma di "scelte industriali precedenti alla
pandemia", ricordando che "il vaccino della Pfizer è stato
sviluppato a Mainz, in Germania, da BioNTech, ma è prodotto dal
gigante farmaceutico americano. Quello della Johnson & Johnson,
americana anch' essa, è basato su un adenovirus sviluppato dalla
Janssen, con sede a Beerse in Belgio. Il vaccino di Oxford
prodotto da AstraZeneca è basato su una piattaforma di
adenovirus ideato dalla vecchia Irbm di Pomezia, vicino a Roma.
In tutti questi casi, la debolezza industriale dell'Europa e la
forza e lungimiranza dei big pharma extraeuropei che avevano
visto lungo nel campo dei vaccini hanno di fatto spostato
produzione, commercializzazione e profitto fuori dal
continente".
Dunque, "ben venga l'idea di sviluppare nuovi vaccini negli
stati europei, e quindi ben venga l'idea di avere un ReiThera
italiano. Ma questo doveva essere sviluppato in fretta e furia",
mentre ora "sembra fuori tempo massimo per almeno due motivi: è
diventato difficile sperimentare un vaccino in Italia dal punto
di vista etico e perché, 12 mesi dopo le prime sperimentazioni,
è abbastanza chiaro che il futuro dei vaccini è quello della
tecnologia dell'mRNA".
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