Tra le centinaia di foto e gadget
e dischi affissi alle pareti, spicca ogni tanto il suo faccione
provocatore, ma in una foto più grande che troneggia in alto, è
serio, sul ring, impegnato in uno straordinario gesto atletico
di potenza e agilità nonostante il 1,91 centimetri di stazza. E'
Muhammad Ali, nato Cassius Marcellus Clay Jr., il più grande e,
nello stesso tempo, il più politico dei pugili. Stranamente,
l'anniversario della sua morte, avvenuta il 3 giugno 2016 è
passato sotto traccia, senza nemmeno le commemorazioni di rito.
Non se ne è dimenticato invece Livio Cigliani, ex pugile, che ha
organizzato una serata con pochissimi amici per ricordare
l'idolo, nella sua osmiza in città, "Eccolo".
"E' stato il migliore di tutti, era velocissimo, il migliore.
Soltanto Foreman da giovane poteva contrastarlo - ricorda
Cigliani - Non aveva un pugno forte, distruttivo, ma essendo
velocissimo portava lo stesso colpo più volte e dunque..."
Già locale particolare per l'assenza di formalismi e una
familiare voglia di spensieratezza, nel corso della serata
"Eccolo" si è trasformato in una sorta di palestra con gli
avventori impegnati in finte di corpo, colpi mimati, schivate e
poi ricordi e video dello storico incontro su 15 riprese di Alì
a Kinshasa contro Foreman, e di altri. Lui, Cigliani,
tipicamente triestino, ha voluto ricordare gli amici Carlo
Kozina - "maestro di vita, non soltanto di ring" - e Adriano
Krapez, e la storia della società pugilistica Pino Culot, una
delle più antiche della città (1953). Uno speciale ricordo è
stato rivolto allo scomparso presidente della Culot, Gaetano
Rossi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA