Le analisi di The European House - Ambrosetti in vista del Forum dicono che la performance dell''industria agroalimentare italiana è stata migliore rispetto al Pil nazionale (-8,9%).
"L'Italia è il secondo Paese in Europa per incidenza dell'agroalimentare sul Pil (3,8%), preceduto solo dalla Spagna (4%) e sopra Francia (3%) e Germania (2,1%)" ha affermato Valerio De Molli, managing partner & ceo di The European House - Ambrosetti. "Col valore aggiunto generato nel 2020 - ha aggiunto - l'agroalimentare si conferma al primo posto tra le "4A" del Made in Italy, 1,9 volte l'automazione, 2,8 volte l'arredamento e 3,2 volte l'abbigliamento". Nell'export le bevande sono la categoria più venduta e generano oltre un quinto del fatturato (20,6%), con Germania, Francia e Usa maggiori approdi. Aperto il nodo Brexit, su cui al Forum è atteso un approfondimento.
"Parliamo di un settore lasciato a se stesso - ha rilevato però Francesco Mutti, amministratore delegato di Mutti - e partiamo in ritardo rispetto alle potenzialità che avrebbe", evidenziando quelli che ritiene elementi mancanti all'Italia per scalare il settore food: "Ad esempio - ha sostenuto - la ridotta dimensione aziendale". Del 2020 Stefano Marini, amministratore delegato di Sanpellegrino, gruppo Nestlè, ha sottolineato "le difficoltà dell'Italia, in particolare dove l'Horeca pesa molto". E Stefano Berni, direttore generale del consorzio di tutela del Grana Padano, ha sostenuto come "l'etichetta a semaforo sponsorizzata dalle grandi multinazionali metta a rischio il Made in Italy agroalimentare". Dal presidente della Lombardia, Attilio Fontana, l'auspico che il governo possa contribuire al lavoro in corso per la salvaguardia dei prodotti alimentari italiani e la tutela della loro unicità.
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