Da Luigi Ghirri a Marina Ballo
Charmet, da Franco Vaccari a Paola di Bello, da Olivo Barbieri a
Guido Guidi, da Gabriele Basilico ad Alessandra Spranzi: sono
alcuni degli artisti le cui opere fotografiche, oltre una
sessantina, sono raccolte nella mostra Il linguaggio delle
immagini, che racconta l'evoluzione della fotografia italiana
tra gli anni '80 e '90, in un periodo storico fertile e
articolato, carico di trasformazioni tecnologiche e formali.
L'esposizione, a cura di Marcella Manni, è in programma dal 7
ottobre al 7 gennaio al Castello Campori di Soliera (Modena),
con ingresso gratuito.
La fotografia è un mezzo profondamente influenzato dallo
sviluppo tecnologico. Il periodo storico tra la fine degli anni
Ottanta e l'inizio dei Novanta ha impresso una forte
accelerazione da un punto di vista tecnico, prima con la
diffusione di computer e internet e poi del supporto digitale.
Ma sono anche anni durante i quali ci si è dovuti confrontare da
un lato con l'eredità culturale di Luigi Ghirri, scomparso nel
1992, e dall'altro con esperienze di pratica e di ricerca oltre
confine, iniziato già dalla fine degli anni Ottanta.
"Questo progetto di mostra esplora 'Il linguaggio delle
immagini' con riferimento a un arco temporale preciso - spiega
Manni - e si pone l'obiettivo, certo non esaustivo quanto di
prelievo, quasi di 'carotaggio', di raccogliere, presentare e
mettere a confronto opere e autori che in quegli anni hanno
affrontato con la loro ricerca le sfide dell'avanzamento
tecnologico e allo stesso tempo affinato e precisato un proprio
linguaggio, estetico e formale". Gli autori sono stati scelti
indipendentemente dal criterio anagrafico, ma concentrando
l'attenzione sulle opere, prodotte tra la fine degli anni 80 e
gli anni 90; con questo stesso approccio si sono scelti autori
che in quegli anni operavano con una pluralità di linguaggi.
Il castello Campori è il simbolo di Soliera: la fortezza
medioevale nella sua lunga storia è stata abitata dalle potenti
famiglie degli Este, dei Pio e dei Campori, che nei secoli
l'hanno resa un'elegante residenza nobiliare. Ora è diventata il
Castello dell'Arte, una sede espositiva dedicata ai linguaggi
artistici contemporanei.
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