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A Ravenna una Bohème immersa in scene virtuali

A Ravenna una Bohème immersa in scene virtuali

Il 24 e 26 marzo all'Alighieri con la regia di Cristina Muti

RAVENNA, 22 marzo 2023, 14:18

Redazione ANSA

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Una scena della Boheme - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una scena della Boheme - RIPRODUZIONE RISERVATA
Una scena della Boheme - RIPRODUZIONE RISERVATA

Ripresa di un allestimento del 2015, torna al Teatro Alighieri di Ravenna (il 24 marzo alle 20.30 e il 26 alle 15.30) il più amato capolavoro di Giacomo Puccini, "La Bohème": nulla di farsesco o lezioso nella regia di Cristina Mazzavillani Muti, ma una realizzazione "intrisa di uno spirito ironico, disincantato e a tratti anche feroce e impietoso, come se le atmosfere tipiche del Simbolismo ci trascinassero in quelle cupe e claustrofobiche dell'Espressionismo, presaghe dell'orrore del conflitto mondiale che sarebbe seguito di lì a poco".
    Il lavoro registico è immerso nelle scene virtuali, ispirate all'onirica fantasia del pittore Odilon Redon, realizzate dal visual designer David Loom, dal video programmer Davide Broccoli e dal lighting designer Vincent Longuemare. L'opera sarà diretta da Nicola Paszkowski alla guida dell'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Al soprano armeno Juliana Grigoryan, vincitrice del primo premio e del premio del pubblico al concorso Operalia, è affidato il ruolo di Mimì; a Alessandro Scotto di Luzio quello di Rodolfo. Christian Federici, Clemente Antonio Daliotti e Andrea Vittorio De Campo completano il quartetto dei bohémiens (Marcello, Schaunard e Colline), mentre Alessia Pintossi è Musetta. Corrado Casati ha preparato il Coro Teatro Municipale di Piacenza.
    "Sento la solitudine livida e insoddisfatta che attanaglia ogni personaggio - aggiunge Cristina Muti - e laddove c'è lo scherzo sento il beffardo, dove c'è il farsesco avverto la cattiveria sottile. Dove c'è il pianto sento l'urlo e dove c'è amore intravedo invece incomprensione, mentre dove c'è amicizia sento incomunicabilità. E in questo freddo, in questo ghiaccio che tutto avvolge, vorrei che la poesia, la malinconia, il senso di morte incombente su tutto e su tutti, il mistero sul senso stesso della vita ci convincessero e commuovessero nel profondo." A segnare questa "Bohème" è dunque anche il desiderio di affrancarsi dal manierismo che, nel corso della fortunata storia di questi titolo, ne ha sovente caratterizzato gli allestimenti.
   

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