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Archeologi al lavoro al Santuario Tofet di Sant'Antioco

Archeologi al lavoro al Santuario Tofet di Sant'Antioco

Sta per concludersi la terza campagna di scavi

SANT'ANTIOCO, 06 ottobre 2021, 15:49

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Ancora due settimane, poi si potrà dire conclusa la terza campagna di ricerche archeologiche dell'Università tedesca di Tübingen (Institut für Klassische Archäologie) al Santuario Tofet dell'antica città di Sulki, sull'isola di Sant'Antioco, dopo le precedenti del 2018 e 2019, all'interno di una concessione di scavo del ministero della Cultura. Archiviata la pausa del 2020 causata dalla pandemia, i lavori sono ripresi nel 2021 con una breve campagna a giugno e l'ultima, in corso, a settembre-ottobre.
    Gli scavi fanno parte del progetto ARS-Archaeological Research in Sardinia, sotto la direzione scientifica di Thomas Schäfer e Valentina Melchiorri e con il coordinamento scientifico, per i diversi ambiti della ricerca, di Paolo Xella, Matthias Lang e Ilaria Montis. Le indagini si pongono in continuità con i lavori già svolti nell'area dalla Soprintendenza archeologica di Cagliari. Sul campo opera un'équipe internazionale che vede impegnati archeologi provenienti da Italia (soprattutto Sardegna e Sicilia), Spagna, Tunisia e Germania, con un largo raggio di collaborazioni specialistiche ed interdisciplinari.
    Il Tofet è un particolare Santuario tipico degli insediamenti fenici del Mediterraneo centro-occidentale: un fenomeno testimoniato in Sardegna, Nord-Africa e Sicilia. Elementi caratterizzanti sono le urne, contenenti resti cremati di bambini in tenera età e di animali (soprattutto ovicaprini), e le stele votive erette nel santuario dai fedeli per chiedere una grazia alla divinità o rendere omaggio per la grazia ricevuta.
    Il Tofet di Sant'Antioco è uno dei più antichi tra quelli conosciuti. Fondato in corrispondenza di un affioramento di tufo trachitico, particolarmente imponente e suggestivo, il Santuario sorge sulla sommità della collina denominata "Sa Guardia de is Pingiadas", "la Guardia delle Pignatte". Il nome nasce dal fatto che le pentole antiche, proprio quelle utilizzate per contenere le ceneri e testimonianza tangibile del rituale, erano ben visibili anche prima dell'inizio degli scavi archeologici, svoltisi a più riprese durante il secolo scorso. Gli ultimi promossi dall'Università di Tübingen avevano come principale obiettivo quello di gettare nuova luce sulla più antica frequentazione del Santuario e, in particolare, sulle modalità di deposizione delle urne e quindi sul rituale caratteristico del Tofet, ancora oggetto di vivo dibattito tra gli studiosi.
    Le scoperte finora effettuate hanno superato le aspettative: numerosi infatti sono i contesti ancora integri e di grande interesse scientifico, messi in luce attraverso un metodo di scavo rigoroso e documentati utilizzando le più moderne tecnologie digitali.
   

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