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Petruzzelli, 30 anni fa il rogo, ora nuova 'normalità'

Petruzzelli, 30 anni fa il rogo, ora nuova 'normalità'

Ritorno capienza piena. Sovrintendente, in grande crescita

BARI, 23 ottobre 2021, 10:36

Redazione ANSA

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di Paola Laforgia Trent'anni fa, i baresi si ritrovarono a sfilare attoniti la domenica mattina del 27 ottobre davanti al cratere fumante del teatro Petruzzelli, distrutto in una notte da un incendio doloso. In questi giorni sono nuovamente in fila davanti al teatro che ha riaperto i suoi spazi a capienza piena nella 'nuova' normalità dell'era pandemica, per assistere alla rappresentazione del Nabucco. E in sala, dopo due anni tra stop e restrizioni, si respira un'aria festosa e di rinascita, quasi come quella che la città visse il 4 ottobre del 2009 con la riapertura del teatro dopo una difficile ricostruzione e 18 anni di buio. "Guardando a questi 30 anni con spirito positivo - analizza il sovrintendete della Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari, Massimo Biscardi - possiamo dire che il disastro dell'incendio ha determinato un fatto positivo, e cioè che si scegliesse Bari come sede della 14/a Fondazione lirica (nata nel 2003). Una cosa che cambia la vita di una città e di una regione, e che ha consentito in questi anni al Teatro di strutturarsi con suoi musicisti, suoi lavoratori, operai, scenografi e tutte le maestranze, avviando una crescita artistica che non può avvenire in tre-quattro anni, ma in decenni". "Per la mia parte - dice Biscardi - mi sono dedicato da subito alle giovanissime generazioni, mancando nella scuola italiana l'educazione all'ascolto, il Petruzzelli si è preso questo compito con molta gioia, perchè vedere il teatro pre pandemia pieno di famiglie e di bambini anche piccoli che seguono un percorso culturale organizzato , è stata una delle più grandi conquiste e anche soddisfazioni". "Poi abbiamo anche pensato alla formazione del pubblico e nella stagione del 2022 che presenteremo la prossima settimana, finalmente potremo dedicare addirittura quattro titoli a scelta di opere non famosissime in modo da arricchire il bagaglio di conoscenza culturale. Perchè è vero che è sempre bello riascoltare quello che si conosce, ma ascoltare quello che non si conosce e fare nuove scoperte e capire che un'opera come la Dama di Picche è di Cajkovskij è bella come la Traviata oppure Romeo et Giuliette di Gounod è bella come il Trovatore, sono le vere soddisfazioni.
    Così si aumenta un bagaglio culturale che altrimenti sarebbe rimasto fermo a pochi titoli d'opera".
    Biscardi è sovrintendente della Fondazione dal 2014, ma i primi due anni "sono stati praticamente inesistenti perchè - racconta - ho dovuto dedicarmi solo ai problemi delle cause di lavoro (ne abbiamo sistemate 500). Non sono stati anni inutili, e abbiamo anche attuato una rimoralizzazione (il riferimento è ad una vicenda di corruzione e tangenti che anni fa ha coinvolto l'allora direttore amministrativo, ndr) e dal 2017 abbiamo cominciato a poter ragionare di questioni artistiche". "Ho chiuso tutti i miei otto bilanci in pareggio o in attivo - sottolinea Biscardi che è stata confermato nel 2020 - ora la Fondazione ha 174 dipendenti a tempo indeterminato, tra maestranze amministrativi e orchestrali". "Siamo in grande crescita - aggiunge - anche se purtroppo la pandemia ci ha interrotto: dal 2014 al 2020 gli incassi di biglietteria sono aumentati del 103%, i contributi del Fus cresciuti del 30% e il punteggio artistico della qualità che è uno dei criteri che il Ministero valuta per erogare il contributo è cresciuto del 40%".
    Ma i due dati più importanti, ci tiene a sottolineare, sono il numero di alzate di sipario che dal 2014 ad oggi è cresciuto del 70% e quello delle presenze cresciuto del 101%. "Siamo nati da poco, abbiamo un margine di crescita importante - conclude - e spero che ci venga data la possibilità nella definizione dei nuovi criteri per il Fus di continuare a crescere".
   

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