(di Silvia Lambertucci)
Un uomo in divisa, che il furore del
vulcano aveva scaraventato a terra e ucciso in pochi secondi, la
faccia affondata nella sabbia, le braccia piegate in avanti a
cercare appoggio. Ad Ercolano proprio in queste settimane sta
per ripartire il lavoro di scavo. Gli archeologi sono tornati
sull'antica spiaggia per completare le ricerche avviate
quarant'anni fa - erano i primi anni '80 - quando qui furono
ritrovati i resti di 300 fuggiaschi. Scavi funzionali alla
conservazione del sito archeologico patrimonio dell'umanità, ma
che serviranno anche a riportare alla luce nella sua completezza
l'antico percorso che dalla spiaggia conduceva alla maestosa
Villa dei Papiri.
E intanto è di questi giorni una ricerca, firmata dal
direttore Francesco Sirano, che accende nuova luce sull'identità
di una delle vittime ritrovate e catalogate nel corso della
prima campagna. Inizialmente identificato come un semplice
soldato, racconta all'ANSA il direttore, quest'uomo, di cui si
sono conservati parte dell'armatura e gli strumenti da lavoro
che portava con sé in una sorta di zainetto, ha avuto in realtà
un ruolo più importante. "Potrebbe trattarsi - spiega - di un
ufficiale della flotta che partecipava alla missione di
salvataggio lanciata da Plinio il Vecchio per soccorrere le
popolazioni dei centri e delle ville affacciate su questa parte
del Golfo di Napoli". Un militare della marina arrivato per
soccorrere i disperati di Ercolano, da ore ammassati a centinaia
sulla spiaggia e dentro ai fornici che normalmente venivano
usati per il ricovero delle reti e degli attrezzi da pesca. E
che invece non ce l'ha fatta, ucciso anche lui in pochi
devastanti attimi dalle correnti piroplastiche scese dal Vesuvio
che qui hanno travolto case, persone e cose con una velocità di
80-100 chilometri orari, un uragano bollente che con la sua
furia ha trascinato anche decine e decine di corpi in mare.
Una delle particolarità del sito archeologico di Ercolano è
proprio che le condizioni dell'eruzione, per un gioco di venti e
di correnti diverse rispetto alla vicina Pompei, hanno
consentito la conservazione del materiale organico, dai mobili
ai tessuti. Lo scheletro protagonista di questa storia,
classificato con il numero 26, è stato ritrovato con le tracce
dell'armatura e di una bisaccia, una sorta di zainetto a forma
quadrangolare, che conteneva piccoli attrezzi da carpenteria.
Attorno alla vita un ricco cinturone in cuoio ricoperto da
lamine di argento e oro, da cui pendeva una spada anch'essa
decorata e dotata di una impugnatura in avorio. Sull'altro lato
del corpo un pugnale, ugualmente prezioso. Accanto al cadavere
un gruzzolo di monete, in tutto 12 denari d'argento e due d'oro,
una somma che all'epoca corrispondeva allo stipendio mensile di
un pretoriano.
Le analisi sulle ossa hanno rivelato che si trattava di un
uomo tra i 40 ed i 45 anni, abituato all'attività fisica e in
buona salute. Un militare, dunque, ma di quale corpo? Esclusa
l'ipotesi che fosse di stanza ad Ercolano, premette Sirano,
"perché non sono note guarnigioni dell'esercito nell'area
vesuviana", restano due possibilità: che si tratti di un
pretoriano oppure di un membro della flotta arrivata per i
soccorsi. La presenza di pretoriani nel I secolo è documentata
nel Golfo di Napoli e anche a Pompei, sottolinea, seppure sempre
per incarichi particolari. Ci sono però due elementi che
sembrano favorire la seconda ipotesi, quella che si trattasse di
un militare della flotta, anzi di un ufficiale impegnato in
quella missione impossibile per la salvezza della gente di
Ercolano: da un lato la ricchezza della panoplia di armi, molto
simile a quelle ritrovate nel 1900 in uno scavo in località
Bottaro di Pompei indosso a quello che sembra essere stato se
non proprio l'ammiraglio della flotta di Plinio il Vecchio
almeno un alto ufficiale della marina; dall'altro gli attrezzi
da lavoro che aveva nello zainetto e che lo farebbero
identificare in un faber navalis, una figura ben conosciuta
sulle navi militari romane, in pratica un geniere, specializzato
nei lavori di carpenteria. Non ultimo, aggiunge, la consistente
somma di denaro che aveva con sé e il fatto che i resti
dell'uomo siano stati ritrovati a poca distanza da quelli di
un'imbarcazione militare.
In attesa che vengano completati i nuovi restauri sulle armi,
l'ipotesi resta aperta. Ma le novità che emergono dalla ricerca,
sottolinea Sirano, sono già una conferma di più dell'eccezionale
interesse storico-archeologico di un'indagine sull'antica
spiaggia di Ercolano. Da qui, dice, potranno arrivare tanti
nuovi elementi per un ricostruzione storico archeologica degli
ultimi attimi di vita della cittadina campana. Ma anche validi
spunti di ricerca per la ricostruzione dei corpi militari
dell'antica Roma. Intanto, grazie alla collaborazione con la
Fondazione Packard, si sta preparando il terreno per i nuovi
scavi. I lavori interesseranno un'area di circa 2 mila metri e
vedranno impegnati a fianco del Parco i professionisti
dell'Herculaneum Conservation Project. Le aspettative sono
alte. E chissà che dai nuovi ritrovamenti non arrivino altri
tasselli di questa storia.
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