I salumi si confermano un vero comfort food in questo periodo di incertezza post pandemico. Ma se il 2021 ha visto una a ripresa dei consumi, sia in Italia (+5,4% in volume) che all'estero (export +15,2% a volume, +12,0% a valore) oltre che della produzione (+7,0% in volumi e + 6,2% in valore), rispetto al 2020 sono cresciuti anche esponenzialmente i costi di produzione e le difficoltà del settore. E' quanto evidenziato in occasione dell'assemblea annuale dell'Assica, l'Associazione Industriali delle carni e dei salumi, oggi a Roma.
"Le aziende del comparto - è stato evidenziato nell'incontro annuale - sono oggi allo stremo: risultano fra le più colpite dai rincari, perché l'utilizzo di energia nei processi di lavorazione e conservazione è altamente impattante e a peggiorare le prospettive si sono aggiunti i casi di Psa (Peste suina africana) fra i cinghiali in Italia. Un fatto, questo, che sta danneggiando gravemente le esportazioni, sia in Europa che nei Paesi terzi, che durante il 2021 hanno rappresentato un traino fondamentale".
Di fronte a questo scenario sempre più incerto e volatile l'appello del presidente Assica Ruggero Lenti è di "lavorare insieme per fronteggiare l'accavalarsi di emergenze. Tantopiù visto che le aziende hanno finora retto, riducendo progressivamente i propri margini e non aumentano i listini". Per quanto riguarda l'impatto della Psa sull'export, i dati del primo trimestre evidenziano ancora una crescita, ma l'analisi dei mercati rivela che i Paesi Terzi che non applicano la regionalizzazione stanno registrando una battuta d'arresto: -27,6% sia a volume sia a valore. "Un dato che ci ricorda quanto sia urgente intervenire su questo fronte" sollecita Lenti. E Assica sottolinea che "l'incremento dei costi dei fattori produttivi e dei servizi non si sia tradotto in un incremento dei prezzi unitari dei salumi, che anzi hanno evidenziato nel 2021 un rientro rispetto all'anno precedente".
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