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Clima pazzo mina bestiame, caccia a geni adattamento a caldo

Cattolica di Piacenza,studio Dna per selezionare capi resilienti

Redazione ANSA ROMA

 - Allevamenti da latte e da carne a rischio per colpa del caldo estremo: la soluzione è nei geni per l'adattamento al caldo presenti nel Dna di alcuni capi di bestiame più fortunati e che potrebbero essere trasferiti nel genoma delle razze più diffuse e importanti commercialmente. Lo spiegano sulla rivista Animals gli esperti del Dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti (DIANA) dell'Università Cattolica di Piacenza. Secondo quanto riferito da Paolo Ajmone Marsan del Diana e da Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali, si stima che entro fine secolo la perdita di produzione globale da stress da caldo ammonterà a circa 40 miliardi di dollari l'anno (da un minimo di 34 a un massimo di 45), pari a circa il 10% del valore di carni e latte del 2005.

Il caldo è particolarmente deleterio per i ruminanti e le bovine da latte ad alta produzione, come è il caso anche delle razze allevate in Italia.

La genomica puoi aiutare a salvare gli allevamenti dai cambiamenti climatici, spiega Ajmone Marsan. Da alcuni anni i programmi di miglioramento genetico nazionali hanno cambiato gli obiettivi di selezione delle specie zootecniche, favorendo animali più robusti oltre che molto produttivi. La selezione tradizionale produce ottimi risultati ma in tempi lunghi, almeno 5 anni. La genomica, cioè lo studio dettagliato del Dna degli animali, ha quasi triplicato la velocità della selezione.

Attraverso lo studio del Dna sono stati già individuati geni che aiutano gli animali ad adattarsi meglio a climi ostili, spiega Ajmone. Ad esempio in alcuni bovini dei Caraibi è stato isolato "slick" che determina accorciamento del pelo e una serie di cambiamenti fisiologici che rendono gli animali estremamente resistenti al caldo. La mutazione è stata introdotta nella razza Frisona (importantissima per la produzione di latte) in Florida ed ha dimostrato di essere efficace. Un obiettivo potrebbe essere di inserire slick negli allevamenti italiani ed utilizzarlo nei programmi di selezione, sottolinea Ajmone.



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