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Crateri e fratture sulla più grande luna del Sistema Solare

Crateri e fratture sulla più grande luna del Sistema Solare

Le immagini dalla sonda Juno, a 1.000 chilometri dalla superficie

09 giugno 2021, 11:54

Redazione ANSA

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Crateri sulla superficie ghiacciata di Ganimede fotografati dalla sonda Juno con la Stellar Reference Unit (fonte: NASA/JPL-Caltech/SwRI) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Crateri sulla superficie ghiacciata di Ganimede fotografati dalla sonda Juno con la Stellar Reference Unit (fonte: NASA/JPL-Caltech/SwRI) - RIPRODUZIONE RISERVATA
Crateri sulla superficie ghiacciata di Ganimede fotografati dalla sonda Juno con la Stellar Reference Unit (fonte: NASA/JPL-Caltech/SwRI) - RIPRODUZIONE RISERVATA

Crateri e lunghe strutture che potrebbero essere i segni lasciati da movimenti tettonici: appare così la superficie ghiacciata di Ganimede, la più grande luna di Giove e del Sistema Solare, nelle immagini più dettagliate di sempre, catturate dalla sonda Juno della Nasa nel passaggio ravvicinato del 7 giugno. Avvenuto alla quota di mille chilometri, il sorvolo di Juno è stato il più vicino dai tempi della sonda Galileo che incontrò il grande satellite di Giove nel maggio del 2000.


Grazie alle nuovi immagini sarà possibile conoscere molti dettagli di questo interessante corpo celeste, che custodisce grandi quantità di acqua ghiacciata. "Servirà del tempo per poterne trarre conclusioni scientifiche, ma nel frattempo possiamo goderci questa meraviglia celeste", ha commentato il responsabile scientifico di Juno, Scott Bolton, del Southwest Research Institute di San Antonio. <BR
Le prime due immagini diffuse al momento dalla Nasa sono state scattate dalla JunoCam, una piccola camera pensata soprattutto per scopi didattici e che può essere controllata dal pubblico di internet, e dalla Stellar Reference Unit, una fotocamera che serve prevalentemente a garantire la rotta della sonda, e mostrano dettagli con una risoluzione che arriva fino a 600 metri.

La missione è stata lanciata nel 2011 con lo scopo di studiare Giove e alcuni dei sui principali satelliti tra cui appunto Ganimede, studiato per la prima volta da Galileo Galilei nel 1610. Juno è arrivato a destinazione nel 2016 e continuerà a raccogliere dati almeno fino al 2025 grazie ai suoi 9 strumenti di bordo, di cui 2 sono italiani. Il nostro Paese ha fornito un importante contributo alla missione attraverso Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e industriale con partecipazioni di Leonardo e Thales Alenia Space Italia.

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