E’ un grande successo europeo che parla italiano quello del lanciatore Vega, che ha superato brillantemente il suo volo di collaudo dalla base di Kourou (Guyana Francese). E’ stato un lancio bellissimo, con la scia luminosa rimasta visibile a lungo mentre il piccolo lanciatore appariva e spariva tra le nuvole, sopra la foresta equatoriale.
Adesso Vega e’ entrato a pieno titolo nella famiglia dei lanciatori dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), accanto all’ Ariane 5, specializzato per portare in orbita carichi pesanti fino a 20 tonnellate, e alla Soyuz, in grado di trasportare carichi medi (fino a 4.000 chilogrammi). Alto 30 metri e pesante 136 tonnellate, Vega (Vettore europeo di generazione avanzata) ha tre stadi a propellente solido, più un quarto stadio a propellente liquido. L’inizio della sua storia risale agli anni ’60, quando il padre dello spazio italiano, Luigi Broglio, sognava un lanciatore per l’Italia. Il progetto e’ nato all’inizio degli anni ’90 e da nove anni Vega e’ diventato un programma dell’Esa sostenuto, oltre che dall’Italia, da Francia, Belgio, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Svizzera. Il progetto, costato circa 780 milioni e al quale l’Italia ha contribuito per il 58,4%, e’ stato condotto sotto la guida della societa’ Elv, costituita per il 30% dall’Asi e per il 70% dalla Avio. Vi partecipano inoltre la Vitrociset, responsabile delle operazioni di terra, Telespazio, Cira, CGS, Selex Galileo.
Competenze che hanno dimostrato una grande efficienza e che per il ministro per l’Istruzione, l’Universita’ e la Ricerca, Francesco Profumo, fanno di Vega ‘’un programma ad elevata efficienza economica e tecnologica, che per l’Italia si potra’ trasformare in un elevato ritorno in termini di industria e occupazione’’.
Nel suo volo di qualifica Vega ha portato in orbita nove satelliti: i due piu’ grandi, Lares ed AlmaSat sono italiani e sette sono mini-satelliti da un chilogrammo ciascuno progettati e costruiti da studenti italiani ed europei. Un ‘grappolo’ di missioni scientifiche che dimostra come, grazie a Vega, d’ora in poi potranno avere accesso allo spazio anche piccoli satelliti, soprattutto per l’osservazione della Terra e scientifici, con missioni a basso costo che promettono di rendere lo spazio una frontiera accessibile anche a universita’ e centri di ricerca.
Il lancio di Vega e’ stato anche un esame superato brillantemente dalla tecnologia italiana. Tanto che, una volta completato il rilascio dei satelliti, l’entusiasmo alle stelle, tra bandierine tricolori, l’inno nazionale che ha risuonato nel centro di controllo principale e dalla seconda postazione dalla quale era possibile seguire il lancio, dove in centinaia hanno salutato con un tifo da stadio, e ancora brindisi, abbracci e strette di mano, mentre la tensione accumulata nelle ultime ore prima del lancio immediatamente si allentava. ‘’L’hanno portato su gridando’’, ha detto qualcuno.
Il primo risultato e’ arrivato immediatamente, quando nel centro di controllo di Kourou il presidente dell’agenzia spaziale tedesca Dlr, Johann-Dietrich Woerner, ha chiamato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), Enrico Saggese, dichiarando il suo interessa nel partecipare al programma. ‘’Vediamo molto bene l’arrivo della Germania – ha rilevato Saggese – e l’augurio e’ che questo grande laboratorio di innovazione che e’ Vega diventi anche un grande laboratorio europeo’’. E che Vega sia una fucina di innovazione e’ vero anche per il presidente dell’Esa, Jean-Jacques Dordain: ‘’Vega e’ pieno di innovazione ed anche se lo sviluppo del programma non e’ stato sempre facile, oggi possiamo dire che il sogno di pochi e’ diventato realta’’’.
Certamente l’Italia ha dimostrato di avere le competenze per realizzare una via di accesso allo spazio, ha osservato da Colleferro l’amministratore delegato di Avio, Francesco Caio: ‘’Vega – ha detto - è il primo lanciatore sviluppato e integrato in Italia".
Che Vega sia destinato ad avere un mercato interessante e’ convinto il presidente e amministratore delegato dell’Arianespace, Jean-Yves Le Gall: ‘’e’ adatto al rilascio di satelliti nell’orbita bassa, un mercato destinato a crescere nei prossimi anni’’ ed i cui protagonisti saranno essenzialmente satelliti scientifici e per l’osservazione della Terra.
