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Terza dose? Si apre il dibattito tra gli esperti

Pregliasco, strategia simile all'anti-influenzale; Crisanti, tra un mese i dati d'Israele

Redazione ANSA ROMA

Una terza dose per il vaccino contro la Covid-19? "Bisognerà valutare se l'infezione ancora si diffonderà ampiamente e poi a chi" somministrarla. "Penso che in primis vada ai soggetti fragili e più esposti, in una strategia simile a quella della vaccinazione antinfluenzale. Poi si vedrà alla luce di una evoluzione che potrebbe rendere necessario ancora un rinforzo per tutti". A dirlo è il virologo Fabrizio Pregliasco intervenuto al Gr1 Rai.

 

Costa, scienza dirà se serve

La politica "sta aspettando quelle che saranno le indicazioni scientifiche. La nostra comunità scientifica sta lavorando. In base alle evidenze scientifiche è presumibile che si arriverà a una terza dose, si tratta di capire quale sarà la scadenza per effettuarla. È chiaro che qualora dovesse esserci questa necessità dovremmo iniziare con le fasce più deboli, come gli anziani e le persone fragili. Però dobbiamo dire che la struttura è pronta e quindi siamo assolutamente preparati per affrontare anche la terza dose. Ripeto, aspettiamo indicazioni scientifiche precise". Così a Rtl il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, rispondendo a una domanda rispetto a quanto sta avvenendo in Israele dove da domenica si parte con la terza dose agli over 60.

 

Crisanti, tra un mese vedremo i dati d'Israele

"Il dibattito sulla terza dose di vaccino è giusto che sia iniziato ed è giusto che il governo preventivamente si approvvigioni. Israele ha iniziato a somministrarla e tra un mese o un mese e mezzo avremo abbastanza dati per capirne l'impatto. Siamo su territorio sconosciuto, via via che i dati si accumulano, determinate cose diventano legittime e praticabili. Non possiamo inventarci se fare la terza o quarta dose". Così ad Agorà Estate, su Rai tre, Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all'Universita di Padova. "I dati - ha aggiunto - sono la cosa più importante per tracciare la strada, altrimenti si improvvisa e in sanità pubblica non si può improvvisare". Rispetto all'efficacia dei vaccini, "nessun vaccino copre bene la variante delta al 100%. Quelli sicuramente più efficaci in termine di copertura sono quelli a mRna, ma anche nel migliore dei casi, come mostrano il dato di Israele, con la variante delta abbiamo una protezione del 70%".

 

Galli, sconcertato su 3/a dose, prima vediamo dati

"Sulla terza dose sono un po' sconcertato. A parla molto di terza dose è soprattutto la casa farmaceutica che produce il vaccino ma lo fa sulla base di un numero di dati limitato. Sicuramente provoca un'impennata di anticorpi ma quello che dobbiamo chiederci è: serve? O meglio serve andare a farla a chi ha ancora una risposta immune più che accettabile? Il punto è che non si vuol andare a vedere se la gente ha risposto o meno al vaccino e questo secondo me è un importante errore". Lo ha spiegato a 'Morning News', su Canale 5, Massimo Galli, direttore della struttura di Malattie infettive all'Ospedale Sacco di Milano. "Io - ha sottolineato il professor Galli - sono stato vaccinato il primo giorno utile e quindi la mia vaccinazione scade come uno yogurt, secondo una concezione che per me è di burocrazia sanitaria e non basata su base scientifica. Prima che mi convincano dell'opportunità di rivaccinarmi, con la terza dose con il vaccino impostato su un virus che girava a Wuhan a marzo 2020, bisogna che mi convincano che non ho più una risposta immune". Altrimenti, ha proseguito, "vogliamo far fare a a tutti i sanitari d'Italia da elemento di sperimentazione per la terza dose con un'impostazione burocratica? Se sono queste le intenzioni personalmente sono contrario". "Per il momento -ha proseguito - la terza dose è una sparata e ha contenuti di ordini soprattutto politico. Serve a tranquillizzare la pubblica opinione dicendo: male che va, faremo una terza dose. Ma sarebbe più utile occuparci di capire lo stato infettivo delle persone immunodepresse e capire se gli operatori sanitari che sono stati vaccinati per primi hanno ancora una risposta immune. Altrimenti - ha concluso - continuiamo a fare cose inutili con imposizione, come ad esempio vaccinare i guariti". 

 

 

   

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