(ANSA) - PESCARA, 15 MAR - Hanno paura di varcare la soglia
di casa; qualcuno manifesta tic nervosi, c'è chi è diventato
apatico o chi ha sviluppato sintomi psicosomatici, ad esempio
una dermatite apparentemente inspiegabile. Bambini e
adolescenti, catapultati in una realtà che anche gli adulti
gestiscono a fatica, stanno manifestando ogni giorno che passa
segni di estremo disagio. E nell'emergenza sanitaria da Covid 19
si sta palesando "una vera e propria emergenza sociale di cui si
ignorano gli effetti nel breve e lungo termine" dice Chiara
Caruso, Psicologa e Psicoterapeuta cognitivo- comportamentale
con studio a Pescara..
"In concomitanza con la chiusura della vita, addirittura dei
parchi cittadini, c'è chi comincia a manifestare comportamenti
violenti verso l'esterno o su di sé, chiari sintomi di
espressione di un disagio, di emozioni di impotenza e rabbia, a
volte chiari indici di depressione" prosegue Caruso, ricordando
che riceve sempre più spesso telefonate di mamme che vorrebbero
aiutare i figli, ma non sanno come.
"I dati che provengono dalle mie osservazioni non sono
sufficienti per una statistica esaustiva - spiega Caruso - ma
posso parlare di un campione rappresentativo della popolazione
di bambini, adolescenti e giovani adulti. Insomma, è una vera e
propria emergenza sociale da tenere sotto controllo, abbiamo
grandi responsabilità come adulti, sia in quanto genitori sia
come figure professionali". Da dove partire è la domanda.
"Innanzitutto dalla riapertura delle scuole - continua Caruso
- perché non ci sono dati che avvalorino l'ipotesi di un aumento
dei contagi avvenuti a scuola che, anzi, forse è uno dei luoghi
più sicuri. Senza dimenticare che fuori dalla scuola c'è ancor
meno controllo sui comportamenti a rischio. Una soluzione
potrebbe essere utilizzare, per le lezioni in presenza, le aree
verdi a disposizione, tra cui i parchi comunali, la spiaggia".
Con le scuole chiuse c'è da considerare anche la difficile
gestione del tempo. "C'è l'impossibilità del genitore di offrire
da solo esperienze di socialità adeguate. Ricordiamoci che
l'essere umano è un essere sociale e il bisogno di stare con
l'altro è fisiologico tanto quanto quello di alimentarsi o di
bere".
"Stiamo chiedendo tantissimo, troppo, sia a questi bambini -
conclude Chiara Caruso - sia agli adulti che si trovano a
gestire il proprio disagio e nel frattempo a svolgere ruoli a
cui non erano preparati o per cui possono avere chiare
difficoltà, con il rischio che i figli subiscano gli effetti di
queste difficoltà". (ANSA).