Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

ANSAcom
ANSAcom

L'abuso di antidolorifici può rendere cronica l'emicrania

I monoclonali riducono il rischio prevenendo gli attacchi

ROMA ANSAcom

Chi soffre di emicrania tende ad 'autoprescriversi' antidolorifici e anti-infiammatori e a raddoppiare il dosaggio nel caso in cui i farmaci non facciano effetto. Ma così facendo il problema può peggiorare e uscire da una situazione di abuso di farmaci è spesso difficile. La cosiddetta cefalea da abuso di farmaci così come il possibile aiuto degli anticorpi monoclonali rispetto a questo problema è stato uno dei temi affrontati al Congresso mondiale di Neurologia.
"Spesso le persone con cefalea - spiega Cristina Tassorelli, ordinario di Neurologia presso l'Università di Pavia e presidente della prestigiosa International Headache Society (IHS) - non hanno altra scelta che assumere antidolorifici durante gli attacchi acuti, per cercare di mitigare dolore, nausea e fastidio alla luce e svolgere impegni famigliari e lavorativi. L'abuso di farmaci può portare però alla cronicizzazione della cefalea episodica o provare il 'mal di testa a rimbalzo', che riemerge appena sparisce l'effetto del farmaco sintomatico. Entrato in questo circolo vizioso il paziente ha una sopportazione minore del dolore e finisce per prendere ancora più farmaci antidolorifici". Questo può essere evitato assumendo terapie, come gli anticorpi monoclonali che prevengono gli attacchi, riducendone frequenza e durata. "Per farlo, però, bisogna avere una diagnosi precisa e il parere di un medico specialistico, cosa che spesso i pazienti impiegano anni ad ottenere, nell'errata convinzione che sia un problema passeggero. Per questo, l'informazione e la sensibilizzazione di cittadini e tutti gli stakeholders coinvolti è importantissima", spiega Roberta Bonardi, senior director BU Innovative e General Manager Grecia di Teva.
E' passato oltre un anno da quando la cefalea cronica è stata riconosciuta una malattia invalidante. "Questo grande risultato - prosegue Bonardi - è il frutto di anni di battaglie, che hanno visto protagoniste le associazioni di pazienti e che hanno visto in prima linea anche Teva. La norma 81 del 14 luglio 2020, però, ancora manca un decreto attuativo che la traduca in pratica e che, previa intesa con le regioni, possa individuare progetti specifici per metodi innovativi di presa in carico dei pazienti".

In collaborazione con:
Teva

Archiviato in


Modifica consenso Cookie