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Raffaello, la grazia dell’arte in periodo di guerre e scismi

Acidini: 'Diverso da nostra sensibilità, è testimone armonia'

Firenze ANSAcom

Lontano dallo stereotipo dell’artista introspettivo e ribelle come oggi lo intendiamo, Raffaello Sanzio fu pienamente inserito nella società del suo tempo: la sua amabilità e capacità di dialogare con tutti è uno dei fattori che ne hanno determinato il successo. Nel 2020 si è celebrato il cinquecentenario della morte di Raffaello e la ricorrenza ha riacceso le luci su questo artista a cui il Gruppo Menarini ha dedicato il suo volume d’arte presentato a Firenze. "Vissuto a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, nato a Urbino da padre pittore, Raffaello Sanzio si sposta per lavoro a Città di Castello, Perugia e Siena, dove collabora alla Libreria Piccolomini nella cattedrale - spiega Cristina Acidini, presidente dell’Accademia delle arti del disegno di Firenze -. Poi si trasferisce a Firenze per continuare a perfezionarsi. Ha circa 20 anni e vi trova Michelangelo e Leonardo da Vinci. Qui impara moltissimo e crea moltissimo, come la Madonna del Cardellino e i ritratti di Agnolo Doni e Maddalena Strozzi, ma inizia anche il percorso della pittura monumentale, con la pala Dei, destinata alla Basilica di Santo Spirito. Ma questa era solo una tappa. Nei primi del Cinquecento viene chiamato a Roma per un’offerta irrinunciabile: lavorare alle stanze private del papa Giulio II". Acidini sottolinea inoltre che lo stile di Raffaello "è diverso dalla nostra sensibilità", non ci parla di tormenti spirituali, è invece "il testimone dell’armonia e della grazia, offre con naturalezza un mondo ideale, nella cui contemplazione forse proprio oggi, dopo due anni di pandemia Covid-19, verrebbe il desiderio di immergersi". E questa armonia, spiega ancora la storica dell’arte, sembra in apparente contraddizione con la sua biografia, perché "Raffaello ha vissuto in un mondo attraversato da guerre, scismi e lacerazioni all’interno della chiesa, violenze psicologiche e tormenti sociali. Nonostante ciò, dipinge e scolpisce creando immagini di armonia, che sembrano appartenere a una sfera ideale, eppure profondamente presente e realistica nei dettagli naturali". Sintesi di questo e vero e proprio simbolo del Rinascimento maturo, è la Scuola di Atene, che in un teatro immaginario del sapere universale, rappresenta un dialogo affascinante e impossibile tra 58 filosofi e matematici vissuti in epoche diverse, è l’opera mirabile e visionaria che parla di speranza, di una umanità in grado di raggiungere vertici sublimi.

In collaborazione con:
Menarini

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