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Speranza, saremo i primi per case come luogo di cura

Confcooperative, così lavoro per 112 mila. Serve una regia unica

ROMA ANSAcom

La casa come primo luogo di cura. È questa "la chiave fondamentale" della riforma sanitaria secondo il ministro della Salute, Roberto Speranza. Monsignor Vincenzo Paglia, che coordina la Commissione Riforma Assistenza Sanitaria e Sociosanitaria, parla addirittura di "un sogno" di fronte agli oltre 1,3 milioni di anziani con severe difficoltà motorie che vivono senza aiuti. Come fare perché questo sogno si realizzi è al centro del Digital Debate di Confcooperative Sanità “Valore e dignità alla persona", organizzato insieme alla società Consenso Europa.

Le proposte del presidente di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, sono le stesse di sempre: "una regia nazionale unica, che superi le impasse originate dal Titolo V, costituendo un modello di continuità assistenziale incentrato sulla casa". E adesso, dopo la pandemia e con sulla spinta dei fondi europei potrebbe essere "il momento storico più adatto" per concretizzarle. In questo senso il piano di ripresa e resilienza (Pnrr) potrebbe "servire da volano" e creare nuovi posti di lavoro. Garantire 240 ore di assistenza all’anno ad un milione di anziani vorrebbe dire occupare 112mila operatori specializzati.

Il ministro Speranza fissa un obiettivo ambizioso "diventare il primo paese in Europa per assistenza domiciliare". I campioni da battere sono Germania e Svezia con circa il 9% di over 65 assistiti a casa, l'Italia ha superato la media Ocse del 6% solo con il decreto rilancio (prima della pandemia era al 4%). "Noi vogliamo superare il 10% e credo che dobbiamo farlo con un grande investimento pubblico e anche con una capacità di costruire relazioni con tutti i mondi, con tutte le persone che a ogni livello si impegnano in questa direzione", dice il ministro.

La ministra per le Disabilità, Erika Stefani, sottolinea che, in un contesto di servizi sempre più territoriali, capillari e diffusi, "un'attenzione puntuale" deve essere data ai portatori di handicap. "Lavoriamo - spiega la ministra - per rendere effettivo il progetto di vita individuale, dove la persona deve diventare protagonista e i servizi devono essere ritagliati come un abito sartoriale".

Tanti gli interventi di parlamentari, a partire dalla vicepresidente del Senato, Paola Taverna, che vede nel pnrr "un'occasione unica per correggere, ricostruire e ripartire, immaginando nuove soluzioni in campo sanitario e socioassistenziale, dopo decenni di scellerata gestione della sanità e delle risorse pubbliche".

Il passaggio è "storico", secondo monsignor Paglia, ma rischiamo di mancarlo se il pnrr non prevedrà il “continuum assistenziale”, che prevede l’intero spettro dei servizi necessari agli over 65 in ambito domiciliare, semiresidenziale e residenziale. "Non mi sembra che sia passato", osserva l'arcivescovo, ma è "il cuore della riforma".

In collaborazione con:
Consenso Europa

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