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Nelle serie tv, sempre più spazio anche a disturbi mentali

Marina Pierri, da Wandavision a Euphoria, tanti esempi positivi

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"Data l'enorme presenza delle serie tv nella nostra vita, è centrale che anche queste sappiano parlare nel modo giusto dei disturbi mentali", ovvero di un aspetto che riguarda milioni di persone in Italia e nel mondo. "Mentre vedere serie che sfornano cliché e stereotipi su questo tema è pericoloso per chi li vede ma anche per i broadcaster". A spiegarlo è stata Marina Pierri, critica cinematografica e televisiva, intervenuta al live talk "Cosa ci dice il cervello", promosso da Angelini Pharma nell'ambito di HeadWay 2023, in occasione della Giornata mondiale della Salute mentale, che si celebra oggi.
"C'è una responsabilità - ha detto Pierri, cofondatrice e direttrice artistica del Festival delle serie tv (Fest) - nella costruzione di storie che arrivano nelle case di 190 paesi. L'onda d'urto di questi prodotti è gigantesca quindi è fondamentale vi sia la cura dell’aspetto legato alla salute mentale. Sono convinta che la rappresentazione del disagio psichico stia cambiando ed è importantissimo che questo avvenga perché per milioni di telespettatori significa riconoscersi, a patto che i prodotti siano ben costruiti". Ci sono molte interessanti rappresentazione dei problemi mentali nelle serie tv, ha ricordato l'esperta. "Ad esempio, 'Wandavision', che descrive il tempo congelato dalla depressione e dal trauma, a 'Work in progress', che ha per protagonista una donna con disturbo ossessivo compulsivo; fino a 'Crazy ex girl friend', che affonda lo sguardo nel disturbo borderline. Mentre il disturbo bipolare ha avuto una importante rappresentazione in 'Euphoria'". È importante, ha concluso l'esperta, "costruire visioni supportate da esperti e consulenti e che aiutino chi le segue".

In collaborazione con:
Angelini Pharma

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