Se la variante del Sars-Cov-2
denominata Omicron rappresenta il preludio "alla fine biologica
della crisi pandemica" è ancora "presto per dirlo", secondo
quanto scrive in un intervento sul Corriere della Sera
l'epidemiologo e direttore della Prevenzione sanitaria del
ministero della Salute, Giovanni Rezza. Tuttavia, "attenuazione
dei sintomi e immunità di popolazione causata da pregresse
infezioni e/o vaccinazioni fanno ben sperare - afferma l'esperto
- in quanto qualsiasi nuova variante troverebbe con buona
probabilità la popolazione maggiormente resistente".
Secondo l'epidemiologo è poi "difficile pensare a una nuova
variante che possa diffondersi in maniera più rapida ed
efficiente rispetto ad Omicron". Eppure "resta un margine di
incertezza".
Anche se la virulenza di Omicron "è ridotta", spiega Rezza,
"rimangono però elevati sia il rischio di congestione delle
strutture ospedaliere che di eventuali criticità relative alla
continuità di alcuni servizi essenziali".
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