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Emicrania,nuovi farmaci per pazienti 'difficili' ora su Ssn

Emicrania,nuovi farmaci per pazienti 'difficili' ora su Ssn

Ma in alcune Regioni impossibile la cura, procedura non decolla

ROMA, 09 settembre 2020, 16:28

Redazione ANSA

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Da meno di due mesi la Cefalea Cronica è stata per legge riconosciuta come Malattia Sociale. La prima prova del fuoco è ora la disponibilità di nuovi farmaci di prevenzione per l'emicrania a carico del Servizio Sanitario Nazionale, gli anticorpi monoclonali contro il CGRP. Questi farmaci, specificatamente Erenumab, Fremanezumab, Galcanezumab, ai quali si aggiungerà in un prossimo futuro Eptinezumab, agiscono sulla sostanza chiave nello scatenamento dell'attacco emicranico, il CGRP, che viene così bloccato ottenendo una azione di prevenzione dell'emicrania. La somministrazione è mensile sottocutanea, l'efficacia è elevata e la rapidità di risposta (primi effetti in poche settimane) è notevole nei pazienti "difficili", cioè coloro che hanno fallito altre terapie di prevenzione. Ma in alcune regioni la procedura di attivazione del piano terapeutico non decolla e i pazienti già in cura in ospedale al momento non stanno ricevendo la dose mensile e di fatto la terapia risulta interrotta. Tali farmaci consentono di dimezzare gli attacchi già del primo mese di somministrazione.
    Secondo le direttive dell'AIFA il trattamento è accessibile ai "pazienti adulti che negli ultimi 3 mesi abbiano presentato almeno 8 giorni di emicrania disabilitante al mese [definita come punteggio del questionario MIDAS ≥11], già trattati con altre terapie di profilassi per l'emicrania e che abbiano mostrato una risposta insufficiente dopo almeno 6 settimane di trattamento o che siano intolleranti o che presentino chiare controindicazioni ad almeno 3 precedenti classi di farmaci per la profilassi dell'emicrania". Inoltre "le prescrizioni devono essere effettuate in accordo ai criteri di eleggibilità e appropriatezza prescrittiva". Infine la selezione del paziente deve essere effettuata da uno specialista riconosciuto all'interno delle strutture ospedaliere o universitarie abilitate dalle regioni e con una pluriennale e consolidata competenza nelle cefalee, prescindendo dalla disciplina medica.
    Norme all'apparenza semplici e che consentirebbero l'attivazione della procedura di accesso al piano terapeutico immediatamente in tutta Italia, ma come spesso accade, la situazione è a macchia di leopardo e a farne le spese sono ancora una volta i pazienti.;
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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