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Tra i giovani c'è il ritorno ai vecchi mestieri

Tra i giovani c'è il ritorno ai vecchi mestieri

Dalle pipe al lettering, il 'fai da te' stimola creatività

02 luglio 2021, 14:55

di Agnese Ferrara

ANSACheck

Michele Brentegani, giovane pipaio a Verona, costruisce in media 250 pipe di lusso all 'anno e le vende in tutto il mondo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Michele Brentegani, giovane pipaio a Verona, costruisce in media 250 pipe di lusso all 'anno e le vende in tutto il mondo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Michele Brentegani, giovane pipaio a Verona, costruisce in media 250 pipe di lusso all 'anno e le vende in tutto il mondo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Pipai richiestissimi, cornamusai, appassionati di lettering (la ‘bella scrittura’) e di carta fatta a mano con metodi antichi. E ancora tornitori, falegnami. I vecchi mestieri diventano nuovi grazie al ritrovato amore per l’artigianalità da parte delle nuove generazioni che non si sono arrese alla pandemia ritrovando proprio in uno dei periodi più difficili per l'economia una nuova e tenace creatività.Anche in contrapposizione alla globalizzazione, i giovani riaprono botteghe, laboratori ed empori di una volta dove si trovava di tutto. Dietro il banco però ora ci sono ventenni e trentenni, appassionati del 'fatto a mano' e col pallino per l’ambiente e la sostenibilità.
“Costruisco pipe e cornamuse da diversi anni ma col lockdown il mercato si era bloccato. Con mio fratello Mauro abbiamo rilevato la vecchia bottega di frazione, un grande emporio chiuso da tempo e dove si vendeva di tutto. Durante la pandemia lo abbiamo ristrutturato, arredato con legni recuperati e materiali naturali lavorati esclusivamente a mano per farne un luogo ibrido, nuovo ma che affonda però le radici nel vecchio, - spiega Luca Paciaroni, trentenne di San Severino Marche. - Adesso Artisan è un luogo in cui condividere il proprio tempo, le conoscenze e le abilità. E’ dunque una ferramenta, un laboratorio di creazione di pipe originali, fatte a mano, con legni pregiati, decorate e in produzione limitata. Creiamo oggetti torniti, targhe in legno, coltelli, strumenti da lavoro e le mie amate cornamuse, che ho imparato a costruire negli anni e in modo autodidatta. La bottega è anche un laboratorio di lettering, il recupero della ‘bella scrittura’ e, come un vero emporio, rivendiamo un po’ di tutto inclusi prodotti alimentari provenienti esclusivamente da coltivatori locali, come farro e orzo coltivati sul nostro territorio, idem vini, zafferano, miele e la pasta prodotta con il grano coltivato a Torre San Patrizio, qui accanto”. Il fratello di Luca, Mauro, è writer e si dedica alla calligrafia. Si definisce 'amanuense artigiano' e non solo ha fatto del ‘lettering’ il suo lavoro ma costruisce anche la carta e gli inchiostri, seguendo i metodi di lavorazione medioevali (non a caso vive e lavora a Fabriano).
Il recupero della ‘bella calligrafia’ è un trend in crescita tra i ragazzi che si sono appassionati, scambiandosi videotutorial sui social, proprio nel periodo di picco della pandemia. Siamo ora al punto che i giovani (che hanno l’uso delle tastiere nel sangue) insegnano a boomer e millennials come scrivere a mano: “Ho lasciato un lavoro da impiegata cinque anni fa’ recuperando il mio amore per i manoscritti storici e per le scritture gotiche antiche e medioevali organizzando corsi di insegnamento della bella grafia, - spiega Maria Valentinuzzi, trentenne di Gemona del Friuli con studi di storia e tutela dei beni culturali e librari all’università di Udine. - Inizialmente il lockdown è stato molto faticoso ma nella seconda fase ho potenziato i corsi di calligrafia offrendoli online e hanno avuto un successo impensabile. Mi cercano professionisti in procinto di fare concorsi o redarre atti a mano che non si ricordano neanche più come scrivere in modo leggibile. Ho iniziato con lezioni singole e di gruppo e ora sono sovrastata dal lavoro e, da quando si possono di nuovo celebrare i matrimoni, ho anche una altissima richiesta di creazione di poesie, partecipazioni e pergamene per gli sposi”.
Costruisce invece in media 250 pipe di alta gamma all’anno nel suo laboratorio di Verona e le vende in tutto il mondo Michele Brentegani, probabilmente giovane pipaio italiano. La pipa più costosa, fatta in radica con fiammata e bocchino in corno di bue, l’ha venduta a 500 euro e adesso vende le sue collezioni solo ai rivenditori. Per lui la pandemia, paradossalmente, è stata una manna dal cielo: “Con il lockdown mi sono dedicato potenziare i social, col supporto di una agenzia specializzata e, nel giro di qualche mese, ho ottenuto una vastissima vetrina. Ho smesso di vendere ai singoli perché le richieste sono diventate troppe e frammentate, produco solo collezioni per i rivenditori di tutto il mondo e, ad oggi, gli ordini arrivano a coprire tutto il 2022, - spiega soddisfatto Brentegani.

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