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Molestie sessuali sugli autobus e in metro, come dire basta

Molestie sessuali sugli autobus e in metro, come dire basta

Dall'illuminazione alle app gli strumenti ci sono #Mezzipertutte

14 maggio 2021, 18:54

(di Agnese Ferrara)

ANSACheck

Le molestie verbali o di contatto fisico nei confronti delle donne sono comuni nelle aree di trasporto pubblico, nascono nuove iniziative di supporto e denuncia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Le molestie verbali o di contatto fisico nei confronti delle donne sono comuni nelle aree di trasporto pubblico, nascono nuove iniziative di supporto e denuncia - RIPRODUZIONE RISERVATA
Le molestie verbali o di contatto fisico nei confronti delle donne sono comuni nelle aree di trasporto pubblico, nascono nuove iniziative di supporto e denuncia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Non guardare le altre persone. Sedersi vicino al conducente o sostare accanto ad altre donne. Camminare a passo svelto nei corridoi del metrò deserti e rinunciare a salire sul bus nelle ore serali, meglio un taxi. Farsi venire a prendere alla fermata da amici o parenti o parlarci al telefono cellulare mentre si abbandona la stazione. Questi fra i più frequenti e spontanei stratagemmi messi in atto dalle donne di tutte le città del mondo alle prese con le molestie maschili sui mezzi di trasporto pubblici. Sono identiche le testimonianze raccolte sulla baia californiana, a Milano o a Roma in occasione di nuove campagne di informazione appena nate per combattere le molestie sessuali contro le donne sui mezzi di trasporto pubblici.

Si è parlato molto di catcalling - il malcostume di rivolgere apprezzamenti e molestie per strada a donne e ragazze a passeggio, una cosa decisamente sgradevole e purtroppo affatto anacronistica - ma in Italia non è reato. Al contrario le avances sugli autobus, dai palpeggiamenti all'essere pedinate dopo, da quello esibizionista a quello che fissa sono vere e proprie molestie e sono reato, per quanto non se ne parli dando anche questo per scontato come prassi sociale: previsto all’articolo 660 del Codice penale, il reato di Molestia e disturbo alle persone è punito con l’arresto fino a 6 mesi o con l’ammenda fino a 516 euro. Secondo il dettato normativo le molestie possono avvenire con qualsiasi mezzo e in tutti i luoghi pubblici e aperti al pubblico come, per l’appunto, la strada o il bus.
Il fenomeno interessa moltissime adulte e ragazzine che prima o poi subiscono avances, osservazioni volgari, commenti, insulti, insinuazioni, malignità, carezze e contatti indesiderati e che spesso diventano comportamenti ancora più violenti. Esiste praticamente da sempre ed è inter generazionale: nonne, madri e figlie unite in queste brutte esperienze ancora attuali oggi. Il problema è globale correndo lungo le linee e le fermate dei mezzi insieme al malcontento femminile che aumenta ma, al contrario di quanto accaduto fino ad oggi, diventa reazione in modo collettivo perché l’unione può davvero fare la forza. Dalle stazioni del metro di West Oakland, California, a quelle spagnole e tedesche fino agli autobus di Milano e Roma parte una ondata di reazioni capitanata da giovani donne, artiste, studentesse e giovani politiche impegnate socialmente e che, da native digitali, conoscono bene i social e li usano per denunciare.
Slogan, messaggi, accordi con le forze dell’ordine e con i gestori delle linee metropolitane, uso di videocamere, telefoni cellulari e App smascherano i comportamenti violenti e condividono esperienze e supporto fra di loro. Faranno la differenza?
Emblematica l’esperienza della giovane molestata su un bus a Genova le scorse settimane. Il sopruso è stato denunciato con un post sui social, poi con una lettera inviata alle cronache locali, al sindaco e al Governatore della regione e infine con una raccolta di firme su change.org (che ha superato le 10mila adesioni in una settimana). L'autrice di tutte queste azioni è Benedetta Castellaro, 23 anni, amica di Kimberly, la vittima delle molestie. Al racconto di Benedetta sono seguite le denunce di molte altre ragazze che avevano subito esperienze simili e che ora, unite, chiedono “il finanziamento di progetti e campagne di sensibilizzazione che, coordinati dai centri antiviolenza presenti sul territorio regionale, avranno lo scopo di informare ed educare i cittadini alla violenza di genere e alla molestia sessuale; corsi informativi e educativi obbligatori per le forze dell’ordine, per gli e le autisti/e di AMT Genova, e per i dipendenti Trenitalia; l’affissione su ogni mezzo di trasporto pubblico AMT di cartelli informativi dove verrà indicato il comportamento da seguire in caso si dovesse essere vittima o spettatore di molestia sessuale, e le informazioni di contatto immediato con i centri antiviolenza presenti sul territorio genovese”.
In via sperimentale a Milano e Roma è appena nata la campagna #Mezzipertutte, organizzata da Arianna Vignetti, cofondatrice di Roadto50%, progetto europeo per il riequilibrio di genere in ambito politico, e da NextStop. organizzazione dedicata al fenomeno delle molestie sui mezzi pubblici. La campagna vuole ‘sensibilizzare l'opinione pubblica su un argomento che è stato a lungo un tabù. Nessuno ne parla quindi il problema non esiste: lo sappiamo, perché spesso siamo stati molestati sui mezzi pubblici ma abbiamo scelto di non parlare’ .
“Le molestie in luoghi pubblici sono una piaga sociale. Next Stop vuole che ogni membro della comunità si senta sicuro e a suo agio nell’affrontare molestie sessuali e aggressioni sessuali, come testimone o vittima, - spiegano le attiviste sul portale www.nextstopmi.com – le molestie sessuali pubbliche basate sul genere si verificano in un continuum a partire da parole, stalking e contatti indesiderati che possono portare a crimini più violenti come lo stupro, l’assalto e l’omicidio”. Con l’obiettivo di estendere la campagna a Genova, Torino e alle altre città italiane oltre che in Germania e Spagna, l’iniziativa approfondisce il problema vissuto dalle donne attraverso sondaggi, fornisce supporto e proposte di reazioni e punta a creare alleanze con i Comuni e i gestori dei trasporti, come Atac, Cotral, Trenitalia e Atm.
Come affrontare i molestatori? Gli strumenti da mettere in campo ci sono
Migliorando l'illuminazione e la sistemazione del decoro pubblico alle fermate che lo necessitano e che vengono segnalate attraverso il sondaggio dell’organizzazione #mezzipertutte. Presenza di guardie giurate nei sotterranei e nelle gallerie delle stazioni metro, spesso molto lunghe e deserte soprattutto a partire dalle 19 fino alle 6 del mattino, presenza di polizia a bordo delle linee di autobus in superficie e più addetti, anche all'interno di alcuni vagoni prestabiliti che le viaggiatrici possono individuare. Inoltre realizzazioni di fermate con coperture interamente trasparenti, App per segnalare il livello di sicurezza dei diversi mezzi pubblici, segnalazione dei numeri utili di emergenza a cui rivolgersi in caso di emergenza o sensazione di pericolo indicati anche su stickers da attaccate sulle pareti delle stazioni della metropolitana e dei treni, oltre che ai capolinea e alle fermate degli autobus. Inoltre QR code dove poter denunciare direttamente e in tempi brevi in caso di molestie. A suon di ‘Tutti (mezzi) per uno, mezzi per tutte! Viaggiare in sicurezza è un nostro diritto’ le attiviste di #mezzipertutte hanno anche stilato l’identikit dei molestatori e, per ogni profilo, anche i suggerimenti per reagire se si è vittime o testimoni. Si va dal fissatore al pedinatore, dal cat caller al pole dancer, dall’estensionista all’esibizionista, dal palpeggiatore al sussurratore, dall’appoggiatore all’asciugone.

Il tam tam delle donne stufe corre e la testata americana Vogue Teen racconta il fenomeno con i commenti delle sue giovani lettrici che sono le testimonianze attraverso le quali si percepisce la vastità del fenomeno e la voglia di combatterlo. Il mese scorso, come riferisce anche Vogue Teen, l’americana Alliance for Girls ha condotto un sondaggio nella baia di San Francisco rivolto alle esperienze di centinaia di studentesse di origine afro-americana che sono le vittime principali di molestie sulle linee di trasporto pubblico. Il 45,3 per cento delle ragazze non si sente sicura sugli autobus e il 10% ha subito molestie di genere. Dal sondaggio risulta anche che la maggioranza delle persone che frequenta gli autobus è stato testimone di episodi del genere. La ricerca è stata presentata  in occasione di una nuova campagna di sensibilizzazione per la prevenzione delle molestie organizzata da molte comunità e associazioni femminili insieme alla compagnia delle linee di trasporto pubbliche della baia californiana. La nuova campagna , ‘Not One More Girl Banner’ ha visto il coinvolgimento di giovani artiste di spicco molto impegnate nel miglioramento della ‘trama’ sociale. Anyka Barber, Direttrice di un noto e vivace spazio culturale che fonda l’arte con la vita di tutti i giorni (e i cittadini) nei quartieri di Oakland, ha guidato la strategia culturale dell'iniziativa insieme ad artiste impegnate sul territorio, come Nisha Sethi di Berkeley, per realizzare poster, cartelloni pubblicitari e installazioni sulle facciate delle stazioni BART e nei vagoni ferroviari di tutta la baia. Molte altre donne afferenti a gruppi come Alliance for Girls, Black Girls Brilliance e Unity Council, hanno coinvolto moltissimi giovani nel progetto che, a partire dal gennaio scorso, realizzano sessioni di ascolto per ragazze, workshop e campagne informative con gli studenti (dai 9 ai 24 anni) dei distretti scolastici locali, oltre a un continuo svolgimento di iniziative di arte narrativa in giro per la baia californiana. La compagnia dei trasporti, insieme alle forze di polizia, ha fornito a conducenti e dipendenti apposite App di segnalazione immediata di attività sospette alle forze dell’ordine.

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