Una dozzina di pannelli che
riportano ciascuno una serie di fotografie, accompagnati da
testi di ricostruzione storica e sociale del momento al quale le
immagini si riferiscono e, sotto, due sagome grigie dal profilo
inconfondibile.
Sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in una foto passata
ormai alla storia che li ritrae rilassati in uno dei corridoi di
Palazzo di Giustizia di Palermo, quando l'Italia vedeva nei due
magistrati la principale reale speranza di vittoria sulla mafia.
Iniziata il 15 aprile, la mostra itinerante "L'eredità di
Falcone e Borsellino" sarà visitabile nell'aula magna
dell'Istituto superiore "Antonio Scarpa", di Motta di Livenza
(Treviso), in cui si è svolta l'inaugurazione alla presenza, tra
gli altri, di Alfredo Morvillo, ex magistrato e fratello di
Francesca, moglie di Falcone e morta con lui nell'attentato di
Capaci il 23 maggio 1992.
Meno di due mesi dopo, il 19 luglio, Cosa Nostra ucciderà
anche Paolo Borsellino nella strage di via D'Amelio, avviando
una delle fasi più conflittuali tra criminalità organizzata e
Stato.
Con le attività di repressione esercitate nei decenni
successivi, ha evidenziato Morvillo, nel suo intervento, anche
grazie alla tecnologia oggi a disposizione degli inquirenti, "lo
Stato ha pagato in modo eccellente il proprio debito nei
confronti dei familiari delle vittime di mafia. Adesso ciò che è
necessario è un salto culturale. E' inutile che la gente
partecipi alle commemorazioni per dire che la mafia fa schifo -
ha aggiunto il cognato di Falcone - se a questo non si
accompagna una reale attività di contrasto quotidiano sul campo
etico".
L'iniziativa in corso nella sede scolastica di Motta di
Livenza, che utilizza materiale fotografico proveniente
esclusivamente dagli archivi dell'ANSA, si inserisce in un
progetto di promozione della legalità e della pace come bene
comune irrinunciabile finalizzata all'ampliamento e al
miglioramento dell'offerta formativa. "Tutti gli esseri umani -
si legge nell'incipit del programma assegnato agli studenti
coinvolti - nascono liberi e uguali in dignità e diritti. Essi
sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni
verso gli altri in spirito di fratellanza".
Oltre alla trasmissione delle conoscenze di base sulle
origini e la diffusione del fenomeno mafioso e dei principali
provvedimenti legislativi di contrasto, il progetto della scuola
trevigiana punta a mettere in luce le trasformazioni della
mafia, il suo ruolo imprenditoriale e le infiltrazioni nel
tessuto sano del paese.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA