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'Ndrangheta: don Ciotti, serve una rivolta delle coscienze

'Ndrangheta

'Ndrangheta: don Ciotti, serve una rivolta delle coscienze

Libera solidale con 5 testimoni e giornalisti in mirino cosche

RIZZICONI, 29 ottobre 2021, 17:36

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"La libertà è la massima espressione della dignità che Dio stesso ha voluto per tutte le persone. Noi siamo al suo servizio. Il primo compito che ci assegna la vita è quello di liberare chi libero non lo è". Così don Luigi Ciotti, presidente di Libera, al convegno che si è svolto stamani a Rizziconi organizzato da Libera Piana di Gioia Tauro e dai Sindaci della Piana per esprimere solidarietà a cinque tra testimoni di giustizia e giornalisti, finiti nel mirino della cosca Crea di Rizziconi che stava preparando un agguato omicidiario, così come scoperto dai Carabinieri del Ros coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, contro qualche personalità sotto scorta. Il convegno, sul tema "A fianco di chi ha rotto il silenzio contro la 'ndrangheta", aperto da don Pino Demasi e dal sindaco di Rizziconi Salvatore Giovinazzo, ha visto la partecipazione del prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariani, del procuratore Giovanni Bombardieri, del Vescovo di Oppido-Palmi mons. Francesco Milito e don Ciotti. "Non solidarietà ma corresponsabilità" ha chiesto a tutti il Presidente di Libera. "Ci vuole coraggio, lo so - ha proseguito - per lottare e resistere, ma noi dobbiamo farlo insieme.
    Dobbiamo inondare la nostra terra di speranza e fiducia, di cose concrete. Senza coraggio la vita è meno viva. Don Ciotti ha invocato anche "una rivolta delle coscienze di tutti, perché solo così si può voltare pagina. Si uccide non sono con le armi ma anche impoverendo la società. La 'ndrangheta è fatta di parassiti che inquinano e distruggono il sistema democratico, le libertà ed i diritti individuali e collettive. Le mafia - ha aggiunto don Ciotti - oggi sono globalizzate e dobbiamo globalizzarci anche noi. Non possiamo essere cittadini ad intermittenza, dobbiamo diventare più responsabili. Cultura e mafie sono incompatibili. Le mafie ingrassano nella indifferenza, nella delega e nell'egoismo. Essi vogliono sudditi e non cittadini". Un messaggio chiaro è arrivato anche dal procuratore Bombardieri: "Non c'è spazio per nuova violenza o nuove intimidazioni. Che si sappia con chiarezza - ha detto - chi progetta atti del genere sappia che troverà di fronte tutta la forza dello Sato che reagirà con determinazione".
   

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