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Decennio 2010-2020 più caldo in Italia, ma emissioni in calo

Ispra: cala l'inquinamento dell'aria, preoccupa Pianura Padana

Redazione ANSA ROMA

A partire dal 1985, le anomalie annuali di temperatura media in Italia, rispetto al trentennio climatologico 1961-1990, sono state sempre positive, ad eccezione del 1991 e del 1996, e il 2020 ha chiuso il decennio più caldo di sempre, con anomalie medie annuali comprese tra +0,9 e +1,71°C. Anche la temperatura superficiale dei mari italiani negli ultimi 22 anni è stata sempre superiore alla media. Lo rivela il rapporto dell'Ispra "Dove va l'ambiente italiano" presentato oggi alla Camera.

Negli ultimi 30 anni le emissioni di gas serra prodotte dall'Italia si sono ridotte del 19% rispetto al 1990. Negli stessi anni è anche aumentata la quantità di anidride carbonica assorbita dalle foreste e dai suoli.

La riduzione delle emissioni è avvenuta soprattutto grazie ai grandi utilizzatori, che dispongono delle risorse necessarie per investire in nuove tecnologie più efficienti: diminuite le emissioni del 46% nell'industria manifatturiera e del 33% nelle industrie energetiche. Meno bene, invece, nei trasporti e negli edifici, dove i costi ricadono sulle spalle dei cittadini.

In costante diminuzione tutte le principali fonti di inquinamento dell'aria (monossido di carbonio, ossidi di azoto, anidride solforosa, composti organici volatili, polveri sottili), anche se restano molti problemi in alcune aree metropolitane, soprattutto nella pianura Padana. Preoccupa la presenza dell'ozono a bassa quota durante l'estate.

Isole di calore urbane. Sempre più allarmante in Italia è il fenomeno dell'isola di calore urbano: cementificazione, scarsità di aree verdi, utilizzo dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento degli edifici sono tra i principali responsabili dell'aumento delle temperature dei centri cittadini, fino a 4-5°C in più rispetto alle aree periferiche.

L'Italia è un paese fortemente urbanizzato, più di un terzo della popolazione si concentra nelle sue 14 città metropolitane.In generale quanto più grandi e compatte sono le città, tanto maggiore è l'intensità del fenomeno isola di calore.

Foreste e aree protette. Dal secondo dopoguerra ad oggi le foreste italiane sono aumentate costantemente, passando 5,6 a 11,1 milioni di ettari. La percentuale di territorio coperto da boschi è oggi pari al 37% della superficie nazionale, un valore superiore a quello di due paesi europei "tradizionalmente" forestali come Germania e Svizzera, entrambi al 31%.

La crescita delle foreste, avvenuta a spese delle superfici agricole e di terreni naturali e semi-naturali, ha subìto un'accelerazione negli anni più recenti: dal 1985 al 2015 le foreste hanno avuto un incremento pari al 28%.

Dagli anni Settanta ad oggi le aree protette terrestri e marine sono molto aumentate per numero ed estensione. La superficie protetta a terra tocca il 20% di quella nazionale.

Quella marina copre oltre il 19% delle aree di mare a giurisdizione italiana. Manca ancora un 10% per raggiugere il target europeo fissato al 2030 (30%), ma sono già previste 23 nuove aree marine protette.

Dissesto e consumo del suolo. Negli ultimi 20 anni, i danni per gli eventi idrogeologici, stimati in oltre un miliardo di euro l'anno, sono stati di gran lunga superiori agli investimenti per interventi di mitigazione del rischio frane e alluvioni, pari in media a circa 300 milioni. Solo negli ultimi tre anni gli investimenti hanno raggiunto il miliardo l'anno: ancora poco, tenuto conto che il fabbisogno per il territorio italiano è di 26 miliardi.

Nonostante una leggera flessione a partire dal 2012, il consumo di suolo è ancora forte in Italia: 60 chilometri quadri l'anno. Anche il dato accumulato è pesante: il 7,11 della superficie nazionale, contro il 4,2% della media europea.

L'obiettivo europeo di azzeramento entro il 2050 appare difficile, anche perché le altre transizioni richiederanno nuove infrastrutture: dai nuovi campi fotovoltaici per la transizione energetica ai nuovi impianti per il recupero e il riciclo dei materiali per la transizione all'economia circolare.

Mare e acque dolci. Fra gli ambienti italiani, il mare è quello nelle condizioni più difficili. Circa il 90% delle popolazioni di pesci è sovrasfruttato, con un'intensità che è tra le due e le tre volte quella sostenibile. Critica la situazione dei rifiuti sulle spiagge e della plastica in mare: in Italia ne abbiamo in media più di 300 ogni 100 metri (per UE non devono essere più di 20).

In buono stato ecologico è il 43% dei fiumi, mentre solo il 20% dei 347 laghi italiani raggiunge l'obiettivo del buono stato ecologico.

Consumo di materiali. Il consumo di materiali in Italia (metalli, cemento, legna, pietra, combustibili) si è quasi dimezzato dal 2006, anno di picco. Questi quindici anni hanno visto la produttività delle risorse aumentare da 2,12 a 3,54 euro per chilogrammo, un dato anche migliore di quello di altri paesi europei.

La raccolta differenziata in Italia negli ultimi vent'anni è triplicata, e il conferimento in discarica è passato da circa il 70% al 21% (ma deve arrivare al 10% entro il 2030).

Pesticidi. In Italia si usano 114.000 tonnellate l'anno di pesticidi, con circa 400 sostanze diverse. Pochi residui vengono ritrovati nei cibi, ma un problema importante è il loro ritrovamento nelle acque superficiali e sotterranee: nel 2019 le concentrazioni misurate hanno superato i limiti previsti dalle normative nel 25% dei siti di monitoraggio per le acque superficiali e nel 5% di quelli per le acque sotterranee.

La contaminazione da pesticidi rilevata secondo l'Ispra è ancora sottostimata, a causa delle difficoltà tecniche e metodologiche. L'obiettivo europeo è ridurre l'uso del 50% entro il 2030.

Fenomeno in forte crescita quello delle specie alloctone invasive, con un aumento del numero di specie aliene del 96% in 30 anni, un trend superiore a quello registrato a scala europea (76%). Il fenomeno riguarda tutti gli ambienti e tutti gli ecosistemi; attualmente in Italia sono presenti 3.367 specie aliene e circa il 15% di queste provoca impatti sulla biodiversità̀ e i relativi servizi ecosistemici, come dimostrano i crescenti danni causati da patogeni e parassiti alieni alle coltivazioni e alle foreste.

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