Quotidiano Energia - La grave situazione dei fornitori scatenata dal caro-energia ha indotto il regolatore francese Cre a chiedere al Governo interventi immediati per designare i fornitori di ultima istanza e ridurre il carico fiscale sulle bollette.
Nel pubblicare ieri la delibera contenente il meccanismo di asta attraverso cui il ministero della Transizione ecologica dovrà designare i soggetti che prenderanno in carico i clienti delle società in difficoltà finanziarie, come previsto dalla legge energia-clima dell’8 novembre 2019, il regolatore ha chiesto al dicastero di nominare con urgenza fornitori di ultima istanza temporanei.
“Di fronte alla gravità dell’attuale crisi, che rischia di indebolire la situazione finanziaria di alcuni fornitori di elettricità o gas naturale, la Cre ritiene necessario nominare, senza indugio e in via transitoria, fornitori di supporto fino a quando la normale procedura di selezione dei candidati sarà completata”, afferma il regolatore, che per parte sua “presenterà entro breve proposte in questa direzione al ministro per la Transizione ecologica”.
Per alleggerire il peso del caro-energia sui consumatori, invece, la Cre propone una riduzione del carico fiscale. In una intervista a “Le Monde” pubblicata sempre oggi, il presidente Jean-François Carenco ha sottolineato che “negli ultimi dieci anni tutte le maggioranze di Governo hanno usato l’energia come una vacca da mungere: questo non è più possibile”. Anche perché “la transizione energetica farà aumentare i prezzi dell’energia a causa della crescita dei consumi elettrici”.
Fino al 1995, ha spiegato il presidente della Cre, “abbiamo vissuto un periodo in cui era necessario investire in raffinerie, centrali nucleari e reti elettriche, che giustificava alti livelli di tassazione”. Ma “anche quando non c’è stato più bisogno di investire, i Governi successivi hanno scelto l’energia come base imponibile”.
L’appello di Carenco arriva mentre l’Esecutivo transalpino studia una serie di opzioni per alleviare le bollette, che potrebbero passare proprio dal taglio della componente fiscale.
Per il gas, infatti, è in ballo un congelamento delle tariffe fino a giugno 2022 che potrebbe essere attuato attraverso una riduzione della tassa sui consumi interni di gas naturale (Ticgn), pari attualmente a 8,43 €/MWh, mentre per l’elettricità il primo ministro Jean Castex ha annunciato il mese scorso un possibile intervento sulla Tassa sul consumo finale di energia elettrica (Ticfe), la cui aliquota ordinaria è ora di 22,50 €/MWh.
Altre misure dovrebbero riguardare le industria energivore, con le quali hanno avuto ieri un incontro i ministri della Transizione, Barbara Pompili, e dell’Industria, Agnès Pannier-Runacher.
Tra le possibili soluzioni ventilate durante l’incontro figurano – oltre all’ulteriore riduzione della Ticfe (che per i grandi consumatori di energia è di circa 8,50 €/MWh) – l’anticipo di un anno dei versamenti alle aziende previsti dal meccanismo di compensazione Ets e la stipula di contratti bilaterali di fornitura tra Edf e i consorzi di energivori con garanzia di Bpifrance e Caisse des dépôts.
A queste misure, secondo l’associazione degli energivori Uniden, si dovrebbe aggiungere un incremento del volume di energia nucleare che Edf cede ogni anno ai fornitori alternativi (Arenh), attualmente100 TWh. Tale ipotesi, tuttavia, non è prevista dal Governo almeno nel breve-termine.