Attenzione delle amministrazioni
ancora inadeguata, poca prevenzione per il randagismo e grandi
disparità territoriali. È quanto emerge dal X rapporto nazionale
"Animali in città" elaborato da Legambiente sulla gestione degli
animali nei centri urbani. L'indagine si basa sui i dati del
2020 e ha coinvolto 656 amministrazioni comunali e 50 aziende
sanitarie. Il 47,4% dei comuni dichiara di avere attivato un
ufficio o un servizio dedicato agli animali, ma solo uno su 13
(il 7,8%) raggiunge una performance almeno sufficiente (Prato,
Verona e Modena i migliori). Il 76% delle aziende sanitarie ha
almeno un canile sanitario o un ufficio di igiene urbana
veterinaria. Nel 2020 la spesa pubblica nel settore è stata di
quasi 193 milioni di euro (in calo rispetto al 2019), quella
pro-capite si attesta invece a 2,4 euro per i Comuni e a 0,85
euro per le aziende sanitarie. Gran parte dei costi sono
assorbiti dalla gestione dei cani presso i canili rifugio, per
cui i Comuni spendono ben il 61,8% del bilancio destinato:
strutture "indispensabili nel modello attuale", ma "fallimentari
rispetto a obiettivi credibili di benessere animale e
contenimento delle spese".
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