(ANSA) - ROMA, 10 NOV - Nel mondo vivono quasi 240 milioni di
bambini disabili, circa 1 ogni 10 minori di età compresa tra 0 e
17 anni. La maggior parte di loro (14,9%) vive in Africa
occidentale e centrale, mentre la quota minore di bambini con
disabilità si registra in Europa e Asia centrale (5,4%). È
quanto emerge dal nuovo Rapporto dell'UNICEF "Considerati,
contati, inclusi", presentato oggi.
Il rapporto include dati comparabili a livello internazionale
provenienti da 42 paesi e copre più di 60 indicatori del
benessere dei bambini, dalla nutrizione e salute all'accesso
all'acqua e ai servizi igienici, dalla violenza all'istruzione.
I bambini con disabilità risultano svantaggiati, rispetto ai
bambini senza disabilità, per la maggior parte degli indicatori.
In particolare hanno: il 24% di probabilità in meno di ricevere
stimoli precoci e cure adeguate; il 42% in meno di avere
competenze di base di lettura e calcolo; il 25% di probabilità
in più di soffrire di malnutrizione acuta e il 34% in più di
soffrire di malnutrizione cronica; il 53% in più di avere
sintomi di infezioni respiratorie acute; il 49% in più di non
aver mai frequentato la scuola; il 47% in più di non frequentare
la scuola primaria, il 33% in più per la scuola secondaria
inferiore e il 27% in più per la secondaria superiore; il 51% in
più di sentirsi infelici; il 41% in più di sentirsi
discriminati; il 32% in più di subire punizioni fisiche gravi.
"Questa nuova ricerca conferma che i bambini con disabilità
affrontano sfide multiple e spesso combinate per vedere
realizzati i loro diritti", ha dichiarato il direttore generale
dell'Unicef, Henrietta Fore. "Dall'accesso all'istruzione, al
ricevere letture a casa, i bambini con disabilità hanno meno
probabilità di essere inclusi o ascoltati su quasi tutte le
misurazioni. Troppo spesso, i bambini con disabilità vengono
semplicemente lasciati indietro".
Le esperienze delle persone disabili variano molto in base al
tipo di disabilità, a dove vivono e a quali servizi hanno
possibilità di accedere. Vivere in zone rurali, in famiglie più
povere o con un basso livello di istruzione è generalmente
associato a risultati peggiori di apprendimento e accesso ai
servizi. (ANSA).