(ANSA) - ROMA, 27 APR - Il cambiamento climatico costa al
sistema economico: esaminando dieci anni (2009-2018), un grado
in più di temperatura ha determinato una riduzione media di
fatturato del 5,8% e del 3,4% della redditività per le imprese
italiane. Se poi si considerano le variazioni effettive del
clima nelle varie aree geografiche, nel solo 2018 - anno
particolarmente caldo - il nostro tessuto imprenditoriale ha
registrato mancati ricavi per 133 miliardi di euro, con le
maggiori perdite percentuali al Nord Est e al Centro. È quanto
emerge dal primo anno di attività dell'Osservatorio Climate
Finance della School of Management del Politecnico di Milano,
che ha sviluppato un database che incrocia le informazioni
economico-finanziarie su 1.154.000 imprese in Italia tra il 2009
e il 2018.
L'Osservatorio, si legge in una nota, ha calcolato "i danni
reali, non ipotetici, dovuti all'aumento della temperatura di 1
grado centigrado in Italia: le piccole imprese sono quelle che
più hanno perso in redditività (-4%, a fronte del -5,3% di
fatturato), mentre le grandi realtà, potendo meglio agire sui
costi e sui processi, nonostante una diminuzione di ricavi e di
domanda pari quasi al triplo (-14,6%), hanno contenuto la
perdita di marginalità a -3,6%".
Tra i settori, le costruzioni (fatturato a -16,2%, Ebitda a
-6,8%), la finanza (-11,8% e -5,9%), che ha subìto un impatto
sia diretto che indiretto attraverso i danni alle imprese
clienti, e le estrazioni (-10,4% e -7,6%) hanno patito i
maggiori contraccolpi dall'aumento della temperatura.
L'information technology, il real estate e la ricerca e
innovazione hanno visto lo stesso calo di fatturato (-6,4%) a
fronte però di una diminuzione della marginalità ben differente
(rispettivamente -6,8%, -4,6% e -3%). Il manifatturiero (-5,2%
di fatturato e -2,4% di Ebitda) e il retail (-4,5% e -3,1%) sono
i settori che si sono meglio difesi, preceduti solo da
agricoltura, turismo e trasporti che, scarsamente impattati,
hanno contenuto entrambi gli indicatori entro il -3%.
"La gestione delle conseguenze del cambiamento climatico e le
strategie di mitigazione rappresentano la maggiore sfida che le
economie mondiali dovranno affrontare nel corso nei prossimi
anni - commenta Roberto Bianchini, direttore dell'Osservatorio
Climate Finance - Ad esempio, l'analisi mostra come un'alluvione
possa costare alle aziende del territorio colpito fino al 4% di
fatturato e una perdita di valore degli attivi di bilancio di
circa lo 0,9%, che sale all'1,9% nel caso di un incendio di
vaste proporzioni. Anche l'emergenza mondiale legata alla
pandemia ha contribuito ad aumentare la percezione del rischio,
perché ha mostrato come gli attori economici subiscano
conseguenze non solo in modo diretto, ma anche indiretto,
attraverso i canali della domanda, dell'offerta o della propria
catena di approvvigionamento".
L'aumento di un grado di temperatura negli anni dal 2009 al 2018
è costato soprattutto alle aziende nel Centro Italia (-10,6% di
fatturato e -8,5% di Ebitda) e nel Nord Est (-10% e -4,2%), dove
però le imprese sono riuscite a conservare una maggiore
marginalità. Il Nord Ovest ha visto una brusca perdita di
redditività (-6,8%) ma non altrettanto di fatturato (-4,5%),
mentre il Sud e le Isole hanno risentito poco dei cambiamenti
climatici (rispettivamente -1% e -2,3% di Ebitda; -4,3% e -3,1%
di fatturato).
L'Osservatorio Climate Finance della School of Management del
Politecnico di Milano spiega che "per avere un'analisi più
puntuale, regione per regione si è analizzato in dettaglio il
2018, anno più caldo della media nel decennio".
In percentuale, le maggiori ripercussioni si sono avute nel Nord
Est (Veneto -7,1%, Trentino Alto Adige -6,7%, Friuli Venezia
Giulia -6,4%) e nel Centro (Toscana -6,5%, Lazio -6,3%, Emilia
Romagna -5,2%, Umbria -3,2%; Marche e Abruzzo non hanno dato
stime apprezzabili), mentre il Nord Ovest ha contenuto le
perdite (Lombardia e Liguria -3%, Piemonte -2,5%; in
controtendenza la Valle d'Aosta, -4,1%). Decisamente più
limitati i danni al Sud: Calabria e Sardegna si sono attestate a
-2%, soglia al di sotto della quale si collocano tutte le altre
regioni, dalla Basilicata (-1,9%) al Molise (-1,4%), alla
Campania (-1,2%), alla Puglia (-1,1%), fino allo 0,07% della
Sicilia.
Esaminando invece il calo di fatturato in cifre assolute, le
perdite più consistenti si sono registrate nel Lazio (quasi 27
miliardi di euro in meno), Lombardia (-25,7), Veneto (-24,7),
Emilia Romagna (-17,3) e Toscana (-13,5). Seguono con danni
sempre per miliardi, ma non più a due cifre, Piemonte (-6,1),
Trentino Alto Adige (-5), Friuli Venezia Giulia (-4,2), Liguria
(2,5), Campania (-1,9), Puglia e Umbria (-1,2). Sotto il
miliardo, Sardegna (840 milioni), Sicilia (716), Calabria (circa
600), Basilicata (280), Valle d'Aosta (250), Molise (156), per
finire con i 718.000 euro dell'Abruzzo e i 531.000 delle Marche.
(ANSA).