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Acqua: Anbi,Italia spreca 89% piogge, Spagna ne conserva 30%

Acqua: Anbi,Italia spreca 89% piogge, Spagna ne conserva 30%

ROMA, 04 febbraio 2023, 13:10

Redazione ANSA

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In Italia va sprecato l'89% della pioggia mentre la Spagna, paese simile al nostro per le condizioni climatiche riesce a trattenerne il 30%. E' quanto spiega l'Anbi, in una nota nella giornata dello Spreco alimentare.
    Secondo Anbi, una costante ricerca applicata e l'innovazione tecnologica sono riuscite progressivamente a contenere i fabbisogni d'acqua in agricoltura, limitandoli ormai a circa il 50% delle disponibilità idriche del Paese; non altrettanto può dirsi per altri settori: dalle reti duali scomparse nelle programmazioni urbanistiche (si continuano ad annaffiare giardini e lavare automobili con acqua potabile) al ridottissimo utilizzo di acque reflue, a causa dell'inadeguatezza della rete di depuratori, senza considerare le quote idriche, utilizzate in inquinanti processi industriali o per il raffreddamento di grandi data center oppure perdute per l'eccessiva cementificazione.
    "Di fronte a questa complessa realtà - dichiara Francesco Vincenzi, presidente di Anbi - è da considerarsi spreco anche il lasciare scorrere inutilizzato l'89% dei 300 miliardi di metri cubi d'acqua, che annualmente piovono sul Paese, seppur con modalità assai diverse: più concentrate e più violente nel tempo e nello spazio, aumentando così anche il rischio idrogeologico" Dotare il territorio di multifunzionali infrastrutture idriche, come laghetti e bacini di espansione, ottimizzando al contempo l'esistente - aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - deve essere un obbiettivo primario per incrementare la resilienza dei territori, aumentando l'autosufficienza alimentare, producendo energia rinnovabile e dando valore ai benefici ecosistemici, garantiti da un'oculata gestione dell'acqua. Non conservarla per i momenti di bisogno soprattutto in anni di perdurante siccità, pregiudica innanzitutto l'agricoltura, che produce cibo e garantisce ambiente, limitando anche le prospettive occupazionali dei giovani in un settore vitale.
   

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