Non c'è alcun nesso tra la
posizione irregolare del lavoratore e il decesso né si ravvisa
imperizia medica. Lo ha deciso il giudice monocratico del
Tribunale di Sulmona, Francesca Pinacchio, che ha assolto nel
pomeriggio i due imputati che erano finiti sotto processo per la
morte di Marco Polidori, il cuoco di 51 anni, trovavo senza vita
nel 2017, in un hotel di Civitella Alfedena. Si tratta del
proprietario della struttura ricettiva e un medico del 118.
All'albergatore la procura contestava di non aver regolarizzato
la posizione del cuoco, dal 10 agosto al 26 agosto 2017 , giorno
del decesso dell'uomo. Secondo la prima ricostruzione dei fatti,
avvertito un malore il 23 agosto, Polidori fu visitato dal
personale medico del 118, risultando come ospite dell'albergo e
non come dipendente: per il medico intervenuto non era
necessario alcun ricovero. Dopo tre giorni, un nuovo malore,
stavolta fatale: secondo gli inquirenti il dolore avvertito dal
cuoco era una cardiopatia ischemica da curare al più presto.
Alla dottoressa del 118 si contestava inizialmente imprudenza,
negligenza e imperizia perché, dopo un elettrocardiogramma sul
posto, consigliò al paziente un approfondimento diagnostico,
lasciandolo e rientrando in pronto soccorso con l'ambulanza
vuota. Dopo aver escusso testi nel corso della lunga fase
istruttoria del processo, il giudice Francesca Pinacchio, ha
assolto gli imputati, recependo la richiesta del Sostituto
Procuratore, Edoardo Mariotti. Sostanzialmente dalle consulenze
svolte è emerso che anche in caso di ricovero, per
l'osservazione ospedaliera, il cuoco sarebbe stato dimesso dopo
poco ore dal momento che non era venuta fuori una criticità
cardiaca evidente. Inoltre, il giorno del malore, l'intervento
dell' equipaggio del 118 era stato chiesto proprio dalla figlia
del datore di lavoro che si era attivato nell'immediato delle
condizioni di salute del lavoratore. Nessun nesso causale tra
l'evento e la condotta degli imputati. Entrambi assolti per
insufficienza delle risultanze probatorie, ovvero perché il
fatto non sussiste. Gli imputati sono stati difesi dagli
avvocati Aldo e Gaetana Di Ianni, Antonietta Fonari e Gianfranco
Iadecola.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA