Sono 21.735 le imprese femminili
nelle province di Chieti e Pescara, pari al 26,4% del tessuto
imprenditoriale locale. Le aziende a più alta vocazione
femminile operano nei settori dell'agricoltura (36,8%), della
sanità (45,5%) e delle altre attività di servizi (55,6%).
Nonostante il ruolo molto significativo delle imprese guidate da
donne, si evidenziano rilevanti fragilità: per 100 imprese
femminili nate in Italia cinque anni fa, ne restano oggi il
61,9% (contro il 68,1% delle altre imprese, un gap di 6,6 punti
che arriva a 9,4 a Chieti-Pescara). Ad illustrare i dati è il
direttore delle ricerche del Centro Studi delle Camere di
commercio 'Guglielmo Tagliacarne', Alessandro Rinaldi, nella
nuova puntata di "Imprese più Informa" della Camera di Commercio
Chieti Pescara.
Ospite della puntata anche il Vice Segretario Generale di
Unioncamere Tiziana Pompei che evidenzia come solo il 20% delle
imprese "rosa", vuoi anche per un sentimento di scoraggiamento,
faccia ricorso al credito di un istituto: "E quando le imprese
femminili chiedono credito, il credito-crunch è maggiore",
sottolinea
Contrariamente al livello nazionale, che fa rilevare una
certa ripresa di iscrizioni di imprese femminili +1,0% (totale
imprese +7,2%), dovuta in particolare alle giovanili femminili
(+8,1%), a Chieti-Pescara continua la riduzione di iscrizioni
(-16,3%), un po' meno marcata per le giovanili (-9,6%, ciò non
si verifica in Abruzzo), collegata a una perdurante variazione
negativa delle iscrizioni totali (-3,8%).
"Sono tanti, troppi ancora, gli impegni da realizzare: primi
fra tutti la diffusione della cultura dell'imprenditorialità a
partire dalle scuole primarie. E poi c'è la conciliazione
famiglia lavoro sulla quale il Covid ha giocato un ruolo
determinante", osserva Luciana Ferrone, presidente del Comitato
per l'Imprenditoria femminile della Camera di Commercio Chieti
Pescara.
Il presidente dell'ente, Gennaro Strever, afferma che "ciò
che deve essere risolto è quello che sta più a cuore alle donne:
non dovranno mai più essere nelle condizioni di dover scegliere
tra il lavoro e l'essere madre. Ne gioverebbe tutto il sistema
Italia che a causa di un tasso di natalità tra i più bassi del
mondo è destinato a diventare un paese con pochi stimoli ed una
scarsa propensione all'innovazione".
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